12 settembre 2018

Leva fiscale, scelte economiche e politiche per l’innovazione

Autore: Giovambattista Palumbo
Per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione sono necessarie delle strategie efficaci, anche di tipo fiscale. Anche la leva fiscale, all’interno di una visione strategica, può infatti agevolare il processo evolutivo dell’economia, fungendo da volano per gli investimenti innovativi in grado di produrre ricchezza, sviluppo economico, ed occupazione.

Nel settore dell’innovazione sono necessarie delle strategie efficaci, di lungo respiro, che mirino a costruire un sistema culturale e normativo che si doti anche di strumenti di carattere fiscale e finanziario.

E tra queste sarebbe sicuramente utile una vera e propria “legislazione dell’innovazione”, che utilizzi anche la leva fiscale all’interno di una visione strategica.

L’intervento della leva fiscale, in termini di agevolazioni alla ricerca privata, pone di fronte ad una rilevante domanda, che si ritiene, fin da subito, corretto affrontare: è giusto che gli utili vengano privatizzati e le perdite socializzate?

La risposta dipende essenzialmente da due fattori:
  1. se l’investimento innovativo produce ricchezza, sviluppo economico, occupazione, fruizione sociale dei prodotti della ricerca, e
  2. se le esternalità positive prevalgono rispetto ai costi sostenuti e socializzati attraverso la stessa leva fiscale, laddove è allora fondamentale anche il monitoraggio dell’investimento e la tracciabilità dei risultati.

In Inghilterra, ad esempio, si è a tal fine sviluppata la cosiddetta contabilità dell’innovazione, cioè la capacità di disaggregare l’investimento dell’innovazione dai costi generali, laddove il cosiddetto tracking method, attraverso apposite certificazioni, consente di isolare i costi dell’innovazione e di distinguerli rispetto agli altri, misurandone efficacia e efficienza.
Quanto alla disciplina dei settori innovativi, il primo ostacolo è però, probabilmente, proprio il riconoscere un fenomeno come tale e comprenderne tutte le possibili implicazioni positive.

E ancor più rilevante è la difficoltà nell’individuare una tassazione “armonica” sui “prodotti” innovativi, soprattutto nel confronto con quelli tradizionali.

Prendiamo, ad esempio, come punti di riferimento la disciplina in tema di auto elettriche e food.
Quanto alle auto elettriche, queste hanno trovato un mercato maturo nel Nord Europa, ma la stessa buona predisposizione non sembra invece sussistere in altri Paesi.
Negli Stati Uniti, per esempio, già ben 10 Stati hanno imposto una tassa extra per chi guida un'auto a batteria.
E in California, poi, è stato recentemente approvato un pacchetto di misure finalizzate a raccogliere un totale pari a 52,4 miliardi di dollari entro i prossimi dieci anni, da destinare al mantenimento e all’ottimizzazione delle infrastrutture dedicate ai trasporti.
E una parte della somma arriverà anche da un’imposta che, a partire dal 2020, colpirà coloro che scelgono di acquistare un’auto elettrica, i quali dovranno pagare 100 dollari all’anno.
Tali scelte, motivate da ragioni puramente finanziarie di breve respiro (il mantenimento delle strade negli Usa è finanziato anche dalle imposte sulla benzina e dunque con lo sviluppo delle auto elettriche questa fonte viene meno), non hanno però una valenza strategica e, nel lungo periodo, potrebbero portare effetti negativi sulla collettività ben maggiori di quelli rispetto ai quali, con l’incremento della tassazione, si vorrebbe dare rimedio.

E neppure una tassazione “intelligente”, del resto, potrebbe bastare.
Pensiamo alla tassazione del cosiddetto cibo spazzatura, che serve però a poco se non viene associata a dei precisi percorsi di educazione alimentare.

La leva fiscale, infatti, se utilizzata solo in funzione “dissuasoria” o impositiva, rischia semplicemente di far aumentare le entrate erariali, senza risolvere però il problema sociale a cui la stessa tassazione era rivolta.
La vera forza della leva fiscale non è quella di essere un mezzo per colpire prodotti dannosi, ma quella di incentivare, attraverso l’innovazione, l’evoluzione di prodotti non dannosi o meno dannosi.
Insomma, la tassazione deve essere contestualizzata in una politica sistemica, che preveda anche un impegno serio sotto il profilo dell’informazione.

In conclusione, le misure normative sui prodotti innovativi non possono ridursi ad interventi estemporanei o spot, dovendo piuttosto il Legislatore nazionale adottare una vera e propria strategia dell’innovazione, in un quadro di regole chiaro.
A tal fine sarebbe dunque, per esempio, determinante procedere alla redazione di un testo unico della fiscalità dell’innovazione (in cui magari fare anche rientrare nuove ed autonome modalità di tassazione dei prodotti innovativi rispetto ai prodotti tradizionali) e all’introduzione di una separata contabilità dell’innovazione sulla base della quale verificare la effettiva spettanza degli incentivi fiscali.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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