Il mercato del lavoro viaggia a velocità sostenuta e, nonostante le tensioni geopolitiche e l’incremento dei costi energetici, l’occupazione sembra non aver risentito affatto degli effetti di tali eventi, raggiungendo un picco di 24 milioni e 222 mila occupati nel 2024.
Gran parte di questa spinta occupazionale deriva dagli over 50, i quali, a causa del rinvio della pensione dettato da decisioni politiche, rappresentano una delle principali ragioni di questi numeri, ma non l’unica. Solo a gennaio 2025 si contano 513 mila occupati in più, con i soli over 50 (+481 mila) a trainare l’intera statistica. Crescono anche gli occupati tra i 25 e i 34 anni (+70 mila), mentre si registra un calo vertiginoso tra i 15-24enni (-22 mila) e nella fascia 35-49 anni, dove l’occupazione, in forte diminuzione, rappresenta un’anomalia nel quadro generale di crescita.
Gli over 50 dominano le statistiche per un motivo fondamentale: molti sono rimasti al lavoro a causa delle scelte degli ultimi esecutivi, che hanno ribadito quanto già introdotto dalla riforma Fornero, rendendo più stringenti le uscite anticipate. Nel contempo, le aziende, alle prese con la difficoltà di reperire profili qualificati, hanno preferito puntare sul mantenimento in servizio dei lavoratori più anziani, ormai detentori di un know-how ineguagliabile e con contratti stabili, tipici di questa fascia d’età.
Nel frattempo, le retribuzioni sono rimaste ferme: negli ultimi sei anni i salari sono cresciuti soltanto del 12,3%, a fronte di un’inflazione del 18,2%. Questa stasi è tornata utile nel periodo post-pandemico: con la ripresa dell’attività produttiva, ha inciso positivamente sui programmi assunzionali delle imprese.
Tuttavia, tali aumenti occupazionali non riguardano tutti i settori. Tra i 497 mila lavoratori ricercati dalle imprese a gennaio, secondo i dati di Excelsior, a crescere sono stati turismo, commercio e costruzioni, mentre l’industria manifatturiera non ha fatto passi avanti, registrando addirittura una diminuzione della domanda.
Un ulteriore fattore che contribuisce all’aumento delle statistiche è l’impatto della cassa integrazione. Stando al consuntivo del 2024, la richiesta di cassa integrazione è cresciuta di oltre il 20% rispetto al 2023, superando i 500 milioni di ore. Considerando che il totale delle ore di cassa integrazione equivale a posti di lavoro con lavoratori a zero ore, si può determinare un’assenza completa di attività produttiva per oltre 215 mila lavoratori coinvolti. Tuttavia, questi risultano formalmente occupati, poiché, secondo le elaborazioni di Lavoro&Welfare, i posti ricoperti da chi usufruisce della cassa integrazione continuano a essere conteggiati nelle statistiche occupazionali.
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