Prioritario il differimento del termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno 2020, ora fissato al 10 settembre 2021 dall’art 1 comma 24 del decreto sostegni bis. È questa una delle osservazioni contenute nel documento che la Lapet ha inviato in audizione presso la Commissione Bilancio e Tesoro della Camera, nell’ambito dei lavori di conversione del decreto sostegni bis.
Il decreto, infatti, introduce un contributo ulteriore calcolato con riferimento al peggioramento del risultato economico dell’esercizio in corso al 31.12.2020 rispetto a quello in corso al 31.12.2019. Peraltro l’introduzione di un contributo legato al risultato economico di esercizio costituisce l’attuazione di una proposta formulata dalla Lapet, al fine di correggere le iniquità causate dal riferimento al solo parametro del fatturato.
Tuttavia il nuovo contributo è condizionato alla presentazione della dichiarazione dei redditi entro il 10 settembre 2021 “un termine iniquo, troppo breve, che non può essere gestito dai professionisti già oberati dalle scadenze ordinarie e che rischia di lasciare i contribuenti senza i dovuti ristori” lamenta il presidente nazionale Roberto Falcone.
D’altra parte sorprende l’atteggiamento dell’Agenzia delle Entrate che ha costretto i contribuenti ad indicare nel prospetto dedicato agli aiuti di stato della dichiarazione dei redditi, l’ammontare dei contributi a fondo perduto percepiti. “La richiesta appare paradossale perché l’Agenzia delle Entrate si è occupata di gestire le istanze ed effettuare i pagamenti fin dall’introduzione dei contributi a fondo perduto ad opera dell’art. 25 del decreto rilancio” ricorda Falcone.
Anche se parte di queste informazioni non fossero disponibili in anagrafe tributaria, lo statuto del contribuente impedisce all’amministrazione di richiedere ai contribuenti documenti di cui sia già in possesso. Peraltro, “già in occasione delle audizioni in merito al Decreto Sostegni, la Lapet si era chiesta se fosse davvero necessaria la presentazione di un’istanza per poter accedere al contributo - aggiunge il presidente - proprio perché tutti i dati richiesti erano già in possesso dell’amministrazione finanziaria”. Nonostante la nuova proroga al prossimo 30 giugno del termine di scadenza della sospensione delle attività di riscossione, la ripresa di dette attività, così come disciplinata, rischia di produrre effetti iniqui sui contribuenti perché garantisce un trattamento più favorevole a quelli che hanno interrotto i pagamenti prima dell’emergenza sanitaria, rispetto a coloro che hanno subito la crisi economica conseguente all’emergenza stessa. Peraltro Falcone teme che “il 31 luglio si rischi un ingorgo di versamenti, atteso che la stessa data è il termine ultimo sia per il pagamento delle rate sospese, sia per il pagamento delle rate della rottamazione scadenti nell’anno 2020”. Emerge altresì la necessità di un intervento che riporti equità nel sistema della riscossione. “A tal fine sarebbe opportuno riprendere il pagamento delle rate dalla situazione di fatto al 8 marzo 2020, senza chiedere il pagamento delle rate sospese, mentre per le rottamazioni sarebbe opportuno la rimozione integrale del divieto di rateizzazione” chiarisce Falcone.
Infine, consapevole che il termine delle sospensioni avrebbe provocato un ingorgo di scadenze, la Lapet aveva già lanciato l’allarme sull’irrazionalità del calendario fiscale durante l’audizione in merito al Decreto Sostegni e, prima ancora, aveva chiesto un riordino delle scadenze nell’ambito dell’audizione sulla riforma Irpef dell’8 aprile scorso. Dunque “anche con riferimento al Decreto Sostegni bis chiediamo a gran voce che i pagamenti in scadenza il 31 luglio vengano opportunamente riorganizzati” conclude Falcone.
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