Ieri si è svolto a Palazzo Chigi un incontro in cui il governo ha illustrato lo schema di legge delega fiscale ai rappresentanti delle Associazioni di categoria e degli Ordini professionali, che hanno espresso un parere positivo per una riforma organica e completa, fornendo importanti e concreti contributi al dibattito.
In merito, il Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, ha affermato: “Un progetto ambizioso, che ha il pregio di essere strutturale, dal momento che interviene su tutti i principali aspetti del sistema tributario”. Il Presidente ha espresso anche la propria “soddisfazione perché lo schema accoglie tutte le istanze presentate dal Consiglio nazionale dei commercialisti nell’ambito delle costante interlocuzione preventiva avuta in questi mesi con il Mef”.
Lo schema di legge delega recepisce anche alcune istanze avanzate dalla categoria come la neutralità fiscale delle operazioni di riorganizzazione degli studi professionali associati, il criterio di delega su tutti gli istituti della composizione negoziata della crisi di impresa e la revisione delle sanzioni e dei procedimenti di accertamento con la previsione del concordato preventivo per tutte le procedure.
In merito alla revisione della disciplina dell’interpello, per cui la legge delega prevede il versamento di un contributo, i Presidenti delle Associazioni nazionali ADC – AIDC – ANC – ANDOC – FIDDOC – UNAGRACO – SIC – UNGDCEC – UNICO hanno affermato “siamo ad un stravolgimento di ogni logica poiché non è pensabile che una funzione di cui è responsabile lo Stato, com’è quella di assicurare la certezza delle norme per consentire una loro corretta applicazione da parte dei cittadini, possa essere considerata alla stregua di un servizio, per il quale, se richiesto, prevedere il pagamento di una somma”.
Infatti, il legislatore dovrebbe interrogarsi sulle ragioni di una legiferazione confusa e disorganica, rispetto alla quale il prevalere dell’incertezza genera una intensa attività di interpretazione delle norme e la conseguente richiesta di chiarimenti da parte delle imprese e dei cittadini.
Inoltre, i Presidenti ritengono che la richiesta di interpretazione di norme fiscali all’Agenzia delle Entrate sia frutto di una visione distorta della realtà. In realtà, “l’Agenzia delle Entrate non ha un ruolo di terzietà, e in ambito fiscale sono i commercialisti che dovrebbero rivendicare una centralità che è data dalla loro oggettiva competenza, in forza della quale la categoria può essere in grado di elaborare, in modo qualificato e riconosciuto, indirizzi interpretativi e prassi operative nell’ambito della legislazione tributaria, ciò a vantaggio non solo dei professionisti ma di tutta la collettività”.
I Presidenti concludono “Il nostro auspicio comune è che ci sia la consapevolezza da parte dei vertici istituzionali della categoria di ciò che fino ad oggi non è stato fatto per cambiare lo stato delle cose, e che gli stessi decidano, finalmente, di agire per avviare un percorso nuovo attraverso il quale la categoria sia presa in considerazione quale soggetto autorevole e riconosciuto per l’interpretazione delle norme fiscali e per la definizione degli indirizzi operativi”.
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