Sostenibilità e contabilità - La commissione “Consulenza ambientale” del CNDCEC, ha redatto un interessante documento per sensibilizzare coloro che operano a diretto contatto con la P.A. sul tema della sostenibilità e della sottostante contabilità pubblica, introducendo un differente approccio alla rilevazione e alla quantificazione del valore, che non si limiti alla mera rappresentazione in un “Conto”, ma che rappresenti, attraverso un complesso sistema di rilevazioni, anche valori ed esternalità intangibili che incidono in vario modo sull’insieme delle relazioni sociali e ambientali relative all’intera collettività amministrata.
Contabilità pubblica di sostenibilità - Per approfondire il tema della contabilità pubblica di sostenibilità, il Consiglio Nazionale fa riferimento ad alcuni snodi fondamentali del processo di partecipazione civile, informazione aziendale e trasparenza amministrativa, richiesti a livello internazionale e comunitario. In particolare, fa riferimento al capitolo 28 dell’Agenda 21 sullo sviluppo sostenibile, e al VI Programma d’Azione comunitario, dove emerge come lo sviluppo sostenibile sia strettamente associato ai concetti di misurazione, valutazione e calcolo, in relazione sia allo stato dell’ambiente e delle risorse, sia agli effetti delle politiche e degli interventi attuati.
Le soluzioni dei problemi ambientali sono complesse, e per tale motivo, nessun rilevamento di dati sull’ambiente può avvenire al di fuori del contesto del tessuto sociale ed economico al quale si riferisce, e dove questa integrazione manchi, è impossibile identificare trend di sostenibilità ed effettuare scelte efficaci e condivisibili.
I modelli di rendicontazione ambientale - Nei modelli di rendicontazione ambientale pubblica si prevede l’utilizzo del sistema dei “conti fisici”, relativi al monitoraggio delle emissioni atmosferiche e al consumo di materiali e dei “conti monetari”, cioè relativi alla spesa destinata dall’azienda pubblica alla tutela ambientale.
La frammentazione dei flussi informativi - Il CNDCEC propone un modello per superare l’attuale frammentazione dei flussi informativi presenti nei tradizionali modelli di rendicontazione in uso (economico-finanziario, sociale e ambientale), tale modello dovrà consentire la rappresentazione e la valorizzazione delle informazioni gestionali rilevanti, giungendo a integrare anche le performance di sostenibilità, utilizzando nuovi linguaggi e nuove regole.
La New pubblic management - La New Public Management è una teoria manageriale che aveva avviato un processo di riforma della P.A. per migliorarne le prestazioni in termini di efficienza, efficacia ed economicità e trasferendo le logiche di gestione del settore privato. Anche in Italia, il settore pubblico ha dovuto fronteggiare una crescente complessità dei bisogni e la scarsità delle risorse finanziarie, cercando un diverso approccio manageriale alla gestione degli enti che coniugasse le nuove istanze dell’agire politico con la conseguente nuova legislazione da approntare per rispondere a quelle istanze.
Il nuovo paradigma gestionale ha comportato dapprima un necessario aggiornamento dei sistemi contabili e degli strumenti manageriali operativi che consentissero una migliore misurazione e valutazione della stessa gestione, e poi una maggiore attenzione verso i sistemi di controllo dell’organizzazione e delle informazioni.
Per il passo successivo, che riguardava gli strumenti manageriali e i metodi di valutazione e misurazione della gestione, la dottrina ha attinto a piene mani da quelli in uso nel controllo strategico delle aziende private, iniziando a fornire al cittadino-utente le prime informazioni attraverso una rendicontazione, anche occasionale e unidirezionale.
La public governance - Nel corso degli anni ’90, viene compiuto un ulteriore sforzo teorico che prende il nome di Public Governance, una nuova teoria che criticava l’approccio New Public Management, in quanto trascurava, l’estrema varietà degli altri fattori sociali che ogni singolo Paese deve affrontare e cercare di governare (globalizzazione, internazionalizzazione, emigrazione, cooperazione allo sviluppo, spesa per il welfare, salvaguardia dell’ambiente, sviluppo tecnologico, ecc.).
A livello politico-sociologico ci s’indirizza verso il passaggio dallo stato del benessere allo stato societario e relazionale, definendo ancor meglio i principi di governance e di accountability, concetti tra loro strettamente interconnessi e ripresi anche dal Comitato Public Governance (già PUMA) dell’OCSE e dal Libro Bianco sulla Governance Europea della Commissione Europea, e identificando quali condizioni essenziali della “good governance”, tra gli altri, i principi di accountability, trasparenza, inclusione, efficacia e coerenza.
Accontabiliy evoluta - Superando quindi l’accezione di accountability legata principalmente alla contabilizzazione, si è passati da un approccio di accountability “tradizionale” unidirezionale a un’accountability evoluta e partecipativa, che coinvolge i vari attori delle nuove sfide sociali e risulta più coerente con il nuovo paradigma della Public Governance.
La governante ottimale - Nell’ottica dello stato relazionale e societario, un’accountability evoluta è quindi fra i principali elementi che dovrebbero consentire una governance ottimale che punti al reciproco arricchimento dei diversi attori (istituzioni, P.A., aziende, organizzazioni, cittadini, ecc.).
Il ruolo dei commercialisti - I professionisti economico-contabili, come noto svolgono diverse funzioni e attività nel contesto delle Pubbliche Amministrazioni. Alle responsabilità connesse a tali incarichi si aggiungono le responsabilità legate alla gestione amministrativa che gli stessi svolgono ordinariamente in ragione delle trasversali competenze proprie di una professione il cui oggetto spazia dalle discipline giuridiche a quelle economiche, da quelle amministrative a quelle contabili, da quelle gestionali a quelle consulenziali.
Le peculiarità della professione del Commercialista lo portano ad essere un attore privilegiato nell’evoluzione dei processi rivolti all’introduzione e all’adozione della sostenibilità e della contabilità di sostenibilità nelle Pubbliche amministrazioni e nel settore pubblico in generale. L’attività dei Commercialisti è infatti tale da sviluppare la capacità di vedere oltre la singola realtà aziendale, di recepire le sollecitazioni di molti settori del sistema economico-produttivo e di percepire le esigenze e le richieste provenienti sia dalla domanda che dall’offerta.
La proposte legislative - Nel Parlamento italiano, tra le proposte legislative in tema di contabilità di sostenibilità, formalmente limitate peraltro all’ambito della contabilità ambientale, non sono presenti ancora gli elementi necessari all’innovazione del processo di rilevazione e di rappresentazione del complesso sistema della contabilità per la sostenibilità e, quindi, necessitano di un’impostazione diversa e più attuale.
Una risorsa non considerata - In riferimento ai Dottori Commercialisti, non si è finora considerata tale professione come una risorsa davvero rilevante ai fini della realizzazione di quel necessario cambiamento nell’approccio alla contabilità di sostenibilità nella P.A. non valorizzando il contributo che proprio i professionisti potrebbero fornire in tale prospettiva. Per muovere il sistema dalla contabilità all'accountability, il CNDCEC si propone quale attore e strumento per promuovere e realizzare la formulazione di una proposta legislativa nuova o integrativa della normativa in vigore, che si fondi sulla razionalizzazione dei criteri contabili di classificazione dei livelli minimi delle spese socio-ambientali, anche ai fini di uno sviluppo del Patto di Stabilità e della sua rappresentazione nei bilanci previsionali e nei conti consuntivi, nel quadro di un migliore utilizzo dei fondi comunitari per gli investimenti ambientali, materiali e immateriali.