Nell’audizione tenutasi ieri mattino presso la Camera dei Deputati, le sigle sindacali Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec ed Unico hanno chiesto, ancora una volta, la disapplicazione degli ISA per l’anno di imposta 2018, maggior rispetto dello Statuto dei diritti del contribuente e una concreta semplificazione degli adempimenti fiscali che gravano sulla categoria.
Il mancato invio dei modelli F24 tra il 30 settembre e il 1° ottobre, è stato definito atto di ‘disobbedienza civile’ della categoria.
“Protesta che verterà solo sul non pagamento delle nostre imposte e non anche quelle dei nostri clienti e inoltre per otto giorni, dal 29 settembre al 7 ottobre, non parteciperemo ad alcuna udienza nelle varie Commissioni Tributarie. L’adesione alla protesta non produrrà, a carico dei colleghi, il pagamento di sanzioni o interessi”.
Unanimi le dichiarazioni: “Chiediamo che le Istituzioni percepiscano e comprendano il disagio nostro e dei contribuenti che rappresentiamo e che il Ministro Gualtieri avvii una seria concertazione: le nostre competenze sono al servizio del sistema Paese.”
In merito al mancato rispetto dello Statuto dei diritti del contribuente, Andrea Ferrari - Presidente dell’Associazione Italiana Dottori Commercialisti (AIDC) – ha affermato “Oggi vengono costantemente violate norme che regolano il rapporto tra Stato e cittadini. Lo Stato si pone in posizione preordinata e cancella di fatto i diritti dei cittadini. Si tratta invece di rispettare il contribuente, rappresentato dai dottori commercialisti. Una norma ordinaria non può abrogare i diritti del contribuente: non è più possibile navigare in acque così incerte nel diritto tributario. Vi è ad esempio la legge Bassanini sulla Pubblica Amministrazione, che sancisce che la PA non possa chiedere due volte al contribuente lo stesso documento, ma noi vediamo che questa richiesta viene reiterata continuamente”.
Sull’inaffidabilità del nuovo strumento, Daniele Virgillito, Presidente UNGDCEC ha dichiarato “Non chiediamo di tornare indietro agli studi di settore, chiediamo l’annullamento o la disapplicazione degli Isa per il 2018. Lo strumento statistico è complesso e va affinato, in quanto non ha quella affidabilità che dovrebbe avere. Gli Isa sono inaffidabili anche a detta dell’AdE, a ennesima riprova di come lo strumento sia stato adottato in maniera prematura violando lo Statuto dei diritti del contribuente, in cui si impone un certo lasso di tempo tra l’introduzione di un adempimento e l’esecuzione dell’adempimento stesso. I diritti ancora una volta sono passati in secondo piano”.
La portata della protesta e la necessità di un provvedimento di urgenza si possono racchiudere nelle dichiarazioni di Maria Pia Nucera (ADC)“Non revocheremo lo sciopero in presenza di un semplice tavolo di concertazione, chiediamo un provvedimento di urgenza. Si tratta del primo sciopero di categoria, ma non vogliamo portare nocumento ad altri: se questo non avrà gli effetti che auspichiamo, siamo pronti a indire nuovi scioperi, finché qualcuno si renderà conto che il problema è il sistema burocratico italiano”.
Rivendicando una promessa mai attuata, Amelia Luca (ANDOC) ha affermato “Chiediamo di essere ascoltati e partecipare al tavolo del Mef per arrivare, oltre alla disapplicazione degli Isa, a una vera semplificazione”.
“Da collega approvo l’iniziativa, gli ISA sono di per sé poco affidabili, sono peggiorativi rispetto agli studi di settore”, ha detto l’On. Alberto Gusmeroli, Vicepresidente VI Commissione Finanze alla Camera. “Quando si tocca la materia fiscale serve la massima cautela. Oggi le distonie evidenziate sono amplissime: alcuni contribuenti che dichiarano valori contenuti hanno indici Isa elevati, e viceversa. Ciò è generalizzato ed è sintomo che non andavano introdotti, o almeno introdotti in maniera sperimentale. Ci uniamo all’appello dei dottori commercialisti per abolire o rendere facoltativi per quest’anno gli lsa, in quanto le modifiche all’ultimo momento violano lo Statuto dei diritti del contribuente”.
Alla protesta si associano anche gli avvocati che tramite l’approvazione di una delibera del Consiglio Nazionale Forense chiedono la proroga di un anno degli ISA “Per consentire al contribuente di conoscere preventivamente il proprio grado di affidabilità o di anomalia e potere valutare di adattare i redditi dichiarati alle risultanze degli Isa (indici sintetici di affidabilità), risulta indispensabile intensificare il coinvolgimento delle singole categorie professionali nella determinazione delle soglie e dei parametri di riferimento e rinviare l’applicazione degli Isa per l’anno di imposta 2018, in attesa di una correzione che, coinvolgendo le categorie professionali a partire dalla avvocatura, possa perseguire quella leale collaborazione posta a base dello Statuto del contribuente”.
Il Governo, con il suo silenzio, si assume la responsabilità politica della violazione dei diritti del Contribuente insita nella modalità di introduzione dello strumento degli ISA e, più in generale, nella gestione attuale dei rapporti tra Erario e Contribuente.
Non si può ulteriormente prestarsi ad essere considerati mero strumento di riscossione quando si palesa l’esigenza di incremento del gettito tributario. Rivendichiamo un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo contesto normativo tributario.
La protesta mira ad ottenere due risultati che definiamo pilastri di un nuovo rapporto Stato-Cittadino: in primo luogo la piena e vera attuazione dello Statuto del Contribuente, con veri poteri ai Garanti del contribuente di inibire l’applicazione di norme vessatorie. Secondo aspetto, la realizzazione di un leale rapporto tra Stato e professionisti esperti e qualificati, in materia tributaria, ogni norma nuova dovrà essere concertata con le rappresentanze di categoria, così come avviene normalmente per ogni altra relazione industriale o sociale.
Unanime anche la conclusione dei rappresentati sindacali: “Non intendiamo fermarci. Non accetteremo misure palliative o incontri puramente formali. Siamo parte integrante del sistema e come tale rivendichiamo l’attiva partecipazione come diritto di categoria”.