Partito male e andato avanti peggiorando la situazione, il Concordato Preventivo Biennale è il campo su cui si consuma una delle battaglie più aspre di questi mesi: da una parte il Governo, che sperava di fare “Bingo” proponendo ai professionisti un accordo tombale incassando due anni di tasse calcolate non sui guadagni ma sulle previsioni dell’Agenzia delle Entrate, dall’altra il popolo dei commercialisti e fiscalisti, a cui è concessa una manciata di giorni (la scadenza è fissata al 31 ottobre) per capire e valutare caso per caso quanto convenga ai propri clienti aderire.
Ma c’è un terzo fronte che inizia a farsi sentire, quello dei forfettari, un popolo in genere silenzioso che ieri mattina a Milano - la capitale italiana delle Partite IVA - è uscito allo scoperto con diversi striscioni appesi in corso Buenos Aires, in pieno centro, che testualmente recitavano: “Non cadere nella trappola! Informati bene prima di aderire”. Su un lato degli striscioni un QR Code da inquadrare con lo smartphone per scaricare gratuitamente una guida che illustra i casi in cui non conviene accettare la proposta del CPB.
L’iniziativa è di “Federcontribuenti”, che attraverso il proprio presidente, Marco Paccagnella, ha spiegato: “"Non contestiamo la misura ma le modalità con cui viene spiegata e proposta ai cittadini. Modalità che, come abbiamo esposto al Garante dei Contribuenti, riteniamo lesive della libertà decisionale del contribuente e in contrasto con i principi costituzionali di equità e trasparenza”.
Secondo la Federazione nata a tutela di contribuenti e consumatori, tra i rischi del concordato c’è “l’impossibilità per due anni di accedere a tutti gli strumenti di protezione del patrimonio che la normativa prevede. Questo, in un momento di grave crisi economica, con prospettive fosche sul futuro, una situazione internazionale molto incerta e nessuna garanzia di stabilità finanziaria per imprese e partite iva, è molto rischioso.
La nostra campagna ha lo scopo di informare adeguatamente e in modo completo i cittadini sulle potenziali conseguenze dell'adesione al Concordato. Un’informazione che il governo non sta fornendo in modo trasparente”.
Ma le previsioni, stando ad una “survey” realizzata dal “Sole 24Ore”, non sembrano puntare verso il tempo sereno e sole diffuso su tutta la Penisola, anzi. Dopo aver interpellato diversi studi professionali, una proporzione di nove su dieci ha ammesso che le adesioni al momento non superano il 10%, e secondo alcune previsioni il CPB potrebbe ottimisticamente fermarsi a quota 500mila, a fronte di una platea di 4,7 milioni di contribuenti interessati.
Un risvolto che al momento non sembra preoccupare l’esecutivo, malgrado i 2 miliardi di euro ipotizzati fossero già destinati a finanziare un paio di opzioni possibili: la riduzione al 33% dell’aliquota del 35% o l’aumento da 85 a 100mila euro per la flat tax sulle partite Iva. La prima caldeggiata da Forza Italia e Fratelli d’Italia, la seconda invocata dalla Lega.
Va da sé che in caso di fallimento del CPB, i desideri dei partiti di maggioranza andrebbero rivisti al ribasso, a meno di mettere mano sulle accise dei carburanti, questione delicata che il Governo preferirebbe lasciare al Parlamento.
E le proteste, dopo numerosi appelli ad una proroga della scadenza del CPB, iniziano a sfociare in rappresaglie: quattro associazioni di categoria dei commercialisti italiani (ANC, ANDOC, FIDDOC e UNICO), hanno indetto in modo congiunto uno sciopero collettivo nazionale dalle 24 del 30 ottobre alla stessa ora del 7 novembre successivo, per tardare l’invio dei Modelli di Dichiarazione dei Redditi 2024. Immediata la presa di posizione di Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti: “Si tratta di uno sciopero dichiarato solo da poche sigle sindacali di categoria, che non è appoggiato dal Consiglio nazionale, che non ha chiesto lo sciopero, considerandolo ‘l’extrema ratio’, mentre è ancora aperto un canale di dialogo istituzionale tra il Consiglio nazionale e il governo”.
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