4 novembre 2013

‘A livella di Totò

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
in questi giorni di commemorazione di defunti, mi sono imbattuto nella lettura di una poesia di Antonio De Curtis, in arte Totò, grande attore, comico, sceneggiatore e poeta italiano, che con i suoi film ha rallegrato intere e diverse generazioni.

La poesia di cui parlavo si chiama ‘A Livella, che scritta circa cinquant’anni fa ci offre ancora oggi lo spunto per qualche meditazione. Con parole semplici, in uno scenario lugubre come può esserlo il cimitero e portando a mo’ di metro di paragone la livella, ossia lo strumento che usano i muratori per individuare la pendenza di una superficie rispetto a un piano, il ‘principe della risata’ sottolinea come, nonostante le differenze di casta, alla fine tutti moriamo e la morte pone ciascuno di noi sul medesimo livello. Nel cimitero, durante il nostro ultimo viaggio, ogni differenza umana sparisce.

Dal mio punto di vista questa poesia risulta quanto mai attuale, soprattutto se ci confrontiamo con la cosiddetta ‘casta’ della politica e guardiamo al modo in cui questa si rapporta alla gente comune. Da un lato, vi sono gli sprechi di chi ha la poltrona assicurata; dall’altro, vi sono i sacrifici e le rinunce ai quali è costretta le gente comune. A al proposito, proprio in questi giorni ho assistito a due episodi, a Milano e a Padova, in cui mi si è presentata la medesima scena: al supermercato una coppia di anziani ha dovuto lasciare uno dei tre prodotti tra quelli che stava acquistando perché non riusciva a raggiungere l’importo da pagare. Ma vi sembra possibile assistere a simili scene? Perché ridurre questa povere gente a perdere ogni dignità?

Non è vero che siamo tutti uguali, sebbene l’unica consolazione è che lo saremo al cimitero. Non siamo tutti uguali neanche difronte alla legge, visto che c'è ‘chi può’ chiedere al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, di intercedere… mentre ‘chi non può’ è costretto a marcire in galera, magari anche in condizioni non compatibili con il carcere.

Senza dimenticare poi che ci dicono che stiamo uscendo dalla crisi, che c’è la luce in fondo al tunnel… quando invece basta leggere i giornali per vedere che la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, ha raggiunto dei record raccapriccianti ai quali non arrivava da quasi quarant’anni. È evidente che dai palazzi si fa fatica a comprendere la vita quotidiana della gente comune. Ci stiamo infatti per avvicinare a un anno che sarà denso di ulteriori aggravi fiscali. Ad esempio, la Confcommercio ha sottolineato che con la nuova Tari, una delle due componenti della Trise, avremo un aumento della tassa rifiuti che potrebbe arrivare fino al 600% per alcune attività commerciali. In parallelo la Cgia di Mestre ha recentemente elaborato dei dati in base ai quali risulta che nel 2014 pagheremo 1,1 miliardi di euro di tasse in più a causa delle disposizioni previste dal disegno di legge sulla stabilità.

Ecco questi sono i fatti. “'A morte 'o ssaje che d'è? ... è una livella”, scriveva Totò. Ma la verità è che la livella ci vorrebbe anche e soprattutto tra chi appartiene ai vivi, perché solo così potrebbe esserci finalmente giustizia, equità e benessere.
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