5 ottobre 2012
5 ottobre 2012

C’è un grande prato verde…

A cura di Antonio Gigliotti

Ci risiamo. C’è ancora chi corre dietro a false notizie, a cavilli burocratici già risolti, c’è chi allestisce robusti castelli fatti di parole, e tutto questo senza dare il giusto peso alla concretezza, al desiderio di stabilità e crescita che nutre il Paese e, più in particolare, la categoria alla quale voi ed io apparteniamo.

Alzando lo sguardo un po’ più in là del nostro giardino, mi ritrovo a provare quella spiacevole sensazione in base alla quale “il prato del vicino è sempre più verde”. Vedo, sparsi qua e là, in maniera trasversale, i semi della corruzione, della furbizia da “salotti politici”, delle tasse sempre troppo alte quanto troppo assenti sono i servizi, delle promesse mai mantenute e dei programmi non mantenuti.

Poi scorgo oltre la siepe un prato nel quale le mani del giardiniere hanno fatto seguire i fatti ai buoni propositi. Fuor di metafora, leggo su giornali e siti internet di un Paese dove chi è stato chiamato dal popolo a governare, una volta giunto al “comando”, non si è dimenticato in blocco tutto quel che aveva promesso. Sto parlando della Francia e non di quella simpatica beffa sull’onnipotenza di Hollande che tra luglio e settembre ha spopolato su blog e social network, quanto dei dati veri che, con non poche difficoltà, hanno saputo dimostrare che un’inversione di rotta è possibile. Non avrà fatto tutto quel che ha messo in programma, ma il presidente francese si è impegnato nel realizzarlo gradualmente. E così Oltralpe son scese le cesoie sugli stipendi dei ministri, con tagli del 30%, e sulle auto blu, che non sono state soppresse come vuole l’ormai diffusa leggenda, ma sostanzialmente ridotte. A tali “fatti concreti” si aggiunge poi la riforma previdenziale, che ha riscosso successo, e le proposte sul welfare a sostegno dei disoccupati e delle madri single.

Sono sicuramente dei piccoli passi, ma considerando che il mandato è iniziato da meno di un anno, possono considerarsi alla stregua di grandi riforme. Come dire che il nuovo è sempre una garanzia, soprattutto se il vecchio corrisponde all’inerzia e all’apatia. Certo, la Francia non è un’isola felice, però è altrettanto indubbio che lì le promesse si siano trasformate in buona parte in provvedimenti tangibili.

E da noi? Si è tagliato dove la corda era già corta, mentre chi doveva essere bacchettato ha invece continuato a banchettare. A tal proposito, si vedano gli ultimi vergognosi scandali della politica “pappona”, che non sazia di tutte le agevolazioni e i benefici di cui gode ha pensato bene di arraffare anche quel che le spettava. E’ pur vero comunque che non ci troviamo in una notte in cui tutte la vacche sono nere, perché qualche spiraglio di luce si intravede sia a livello nazionale che, più nello specifico, nella nostra categoria.

Sul fronte nazionale, ho avuto modo di leggere nel corso di queste ultime settimane gli interventi del presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi. Mi hanno colpito per la concreta lucidità… O per la lucida concretezza. Moriamo di tasse, è stato l’allarme del leader degli industriali. La soluzione? Proporre al governo di bloccare tutti gli incentivi in cambio però di un alleggerimento dell’immane aggravio fiscale che pesa sulle spalle delle imprese. Ecco come si fa. Per esser trattati dal governo da pari a pari, per non continuare a subire supini, bisogna alzare la testa e proporre, essere presenti, farsi sentire.
Per tornare alle parole con le quali ho iniziato, un prato non si cura osservandolo da dietro la finestra, bisogna armarsi di paletta e rastrello e sporcarsi per poter vedere un giorno i nostri fiori, le nostre piante, i nostri alberi crescere sani e robusti. E soprattutto protetti.

Chissà che qualcuno inizi a capirlo anche all’interno di questa nostra bella, quanto poco tutelata, categoria. Eppure gli spiragli ci sono. Leggo di Ordini territoriali che si sono rimboccati le maniche e hanno portato frutti non solo per i propri iscritti, ma anche per le aziende. Ho diretta conoscenza di alcuni ordini virtuosi e fra questi cito a titolo di esempio l’Ordine di Perugia, dove nel corso di questi anni si è molto lavorato sul ruolo del commercialista che non è un membro protetto di una casta di intoccabili, quanto il mediatore di un rapporto delicatissimo: quello tra Fisco e contribuenti, siano essi singoli cittadini o aziende.

Così vien fuori che una relazione alla pari con l’Amministrazione Finanziaria, se “pretesa e richiesta” da persone capaci e autorevoli, si può ottenere. Un rapporto nel quale noi, come commercialisti ed esperti contabili, possiamo porci nelle vesti di consiglieri e guide, come aiuto e supporto al cliente nella progettazione di investimenti nonché come consulenti (attività oramai dimenticata negli ultimi anni), nella quotidiana attività delle aziende.

C’è un grande prato verde...Quel prato verde e rigoglioso dove proclamare con orgoglio l’appartenenza alla nostra categoria, spero non rimanga solo un sogno!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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