23 marzo 2012
23 marzo 2012

Che fine... paragonati ad un Sig. Rossi qualunque…

A cura di Antonio Gigliotti

A volte scherzando si dicono un sacco di verità, per questo è allarmante sentire, in programmi radiotelevisivi di grande ascolto, paragoni o commenti che coinvolgono la nostra Categoria, dandone un’immagine ridicoleggiante.

La settimana scorsa, ad esempio, Carlo Giovanardi, senatore del PDL, in riferimento al pronunciamento della Corte di Cassazione sul diritto a una vita familiare per i gay, ha detto che la decisione è del tutto discrezionale: "…è solo l'opinione di un magistrato, che vale come quella di un commercialista, del 'signor Rossi' e di uno che passa per la strada".

Insomma, anche se il tema di cui si parlava riguardava tutt’altro, è ormai chiara quale sia la percezione comune della nostra professione.

Come se tutti i commercialisti italiani, che trascorrono tanto di quel tempo nei loro studi a rispettare gli oneri/zavorra che gli vengono addossati, piuttosto che a godersi i frutti del loro lavoro, fossero un “signor Rossi” qualunque.

E pensare che puntare sull’immagine della Categoria era tra gli obiettivi principali e più importanti della nostra attuale governance. Si è investito in pubblicità, si sono tralasciati argomenti meno visibili ma più importanti per l’attività quotidiana, solo perché si voleva contare di più, apparire di più.

Ora ci ritroviamo però a mani vuote. Senza sostanza, né forma. Non contiamo come interlocutori e la nostra professione, poco alla volta, è stata svuotata e soprattutto letteralmente prestata all’Amministrazione Finanziaria che non ci dà nessun corrispettivo per i servizi che offriamo, anzi, al contrario ci carica sempre di più di adempimenti, proprio a ridosso delle scadenze.

Tra poco sentiremo circolare barzellette sul nostro conto. Siamo tra le categorie di professionisti più numerosi, ma non riusciamo proprio ad incidere sulle decisioni importanti che il nostro Paese deve prendere. Ma che dico “incidere”, mi accontenterei – almeno – di partecipare!!! Ed invece siamo semplici “signori Rossi”, anonimi, qualunquisti, indifferenti.

Non mi stancherò mai di scrivere quanto siamo stanchi di queste continue umiliazioni, spero di trasformare questa rabbia, questa insofferenza (che ormai condivido da tempo con voi, cari amici e colleghi) in energia positiva, capace di far cambiare direzione ai nostri vertici. Dobbiamo scegliere, noi base, dove vogliamo andare, loro devono rappresentare la nostra volontà. Siamo ormai tanti, uniamoci e facciamo rete per far passare le idee giuste e concrete che siano in grado di risolvere la situazione di grande crisi in cui oggi la nostra professione si trova.
Ora, cari amici e colleghi, non posso che concludere con una citazione quanto mai appropriata:
Non aspettare il momento giusto per fare le cose, l'unico momento giusto è adesso.”
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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