3 febbraio 2024
manifestazione - protesta

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Esempi ed esemplari

Autore: Ester Annetta
Sopracciglia aggrottate, volto corrucciato, sguardo severo.

Incurante della calca che c’è intorno, Carla, con la sua figurina minuta, accartocciata dall’età, si porta avanti, sulla linea dove i militari schierati in assetto antisommossa fanno cordone per impedire assalti.

È il 27 gennaio: un giorno importante, in cui suole celebrarsi la Memoria; ma stavolta è anche qualcosa in più: l’occasione per ammonire chi oggi sembra esser diventato uno spietato carnefice, dimenticando la follia di un passato che l’ha visto vittima.

Questa giornata si è perciò trasformata in una manifestazione pro-Palestina, un raduno di solidarietà verso un popolo senza terra dilaniato da una guerra senza fine, ora più cruenta che mai.

Ci sono circa milleduecento persone.

I manifestanti pro-Palestina stanno tentando di organizzarsi per sfilare in corteo per il centro di Milano, ma in Via Padova vengono invece bloccati dai militari. Urlano slogan; agitano pugni, bandiere e cartelli; intonano cori. L’aria è carica di suoni e di tensione e l’allerta si rende necessario per impedire che si verifichino scontri o reazioni improvvise ed incontenibili.

Carla non se ne sta in disparte, s’immerge anzi nella folla. Teme, certo, che un eventuale tumulto possa travolgerla: a 95 anni non ha di certo più molte forze né il dinamismo di quando le contestazioni e le lotte era lei a guidarle. Tuttavia ha scelto di esserci, fedele al suo impegno di “comunista genovese, trasferitasi a Milano” – come si definisce lei stessa – simbolo della sinistra locale già dalla fine degli anni Settanta (è stata fondatrice del comitato inquilini Molise-Calvairate-Ponti nel 1979), poi consigliere comunale di Rifondazione comunista (nel 1993) e infine «modello di cittadinanza attiva», come tale insignita nel 2023 con l’Ambrogino d’Oro.

“Quando si tratta di mettersi in prima linea per cambiare le cose io ci sono – dice - Ci sono sempre stata e non mi tirerò indietro nemmeno adesso".

Confesserà poi che quel sabato alla manifestazione c’era andata - così come aveva fatto anche nelle settimane precedenti – col proposito di “rendersi utile”; perciò – dirà – “sono andata vicino alle forze dell’ordine schierate e mi son detta: se vedono una donna anziana magari saranno più propensi al dialogo, alla ragionevolezza”.

Carla dunque si fa strada nella calca; sulle spalle, poggiata a mo’ di scialletto, indossa la kefiah bianca e rossa, un omaggio al patriottismo palestinese ed un segno, per lei, di solidarietà e appartenenza, perché, nonostante l’età, ha ancora lucida e salda la sua coscienza e non può fare a meno di schierarsi dalla parte di chi rivendica identità e diritti.

Si avvicina così ad un carabiniere: vuole tentare un approccio per avviare un dialogo, quasi che voglia accertarsi che, al di là degli obblighi della divisa e del ruolo che in quel momento gli impongono, quell’uomo abbia anche delle idee proprie, delle convinzioni, e sia in grado di esprimere un giudizio personale, assolutamente svincolato dal dovere.

Perciò, cercando di farsi intendere al di sopra del rumore della folla, chiede in modo diretto e fermo, con un accenno appena di quello che dev’essere stato un tempo il suo cipiglio: «Cos’ha detto il presidente Mattarella?».

Intende riferirsi alla vicinanza espressa agli ebrei ricordando l’Olocausto, partendo proprio da lì per evidenziare la necessità di ogni popolo di avere uno Stato e, quindi, di crearne uno per Israele e uno per la Palestina.

La risposta del carabiniere è letteralmente disarmante.

Avrebbe potuto dire qualunque cosa, esprimere il suo disaccordo verso la dichiarazione del Presidente e verso qualunque altra soluzione volta a riconoscere l’identità del popolo palestinese. E, invece, com’è ormai noto, afferma di non riconoscere Mattarella come suo presidente, suscitando la pronta e ironica replica di Carla che gli chiede di quale Paese sia.

«Io non l’ho votato, non l’ho scelto, non lo riconosco».

Non sa, lo sprovveduto, di aver appena disconosciuto un’istituzione dello Stato cui ha giurato fedeltà (e nemmeno, probabilmente, che il Presidente della Repubblica non lo votano i cittadini), dimostrando un’assoluta mancanza di coscienza anche civica.

E “la toppa” che tenta di mettere - dopo che il siparietto ha fatto il consueto e immenso giro del web, grazie al video librato in rete da un curioso, trovatosi nel posto giusto al momento giusto – è peggiore dello squarcio. Non solo ammette di aver detto la prima cosa che gli è passata per la mente (e già questo basterebbe a rivelare quanta banalità e ignoranza sottostiano a certe istintività), ma di esservi stato indotto dalla priorità di allontanare una signora anziana dalla carica cui i militari si stavano preparando, così confermando un altro guasto già da tempo di chiara evidenza: l’abuso di una forza che dovrebbe invece essere impiegata per proteggere.

Il vero monito che tuttavia emerge da questo singolare e disonorevole episodio va ricercato al di là di ciò che è apparso e che è stato detto, giacché ha un peso che dovrebbe essere avvertito anche quando la giostra mediatica di questi giorni avrà smesso di girare. E si tratta dell’amara constatazione che consapevolezze, coscienza e valori fondamentali stanno svanendo nell’indifferenza, avviandosi verso l’estinzione, insieme agli ultimi paladini che, come Carla Caffa, per essi si sono battuti una vita intera.
Lontano dai riflettori.
 © FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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