10 aprile 2016

COMMERCIALISTI… PROROGHE E BEFFE

A cura di Antonio Gigliotti

L’ostinazione è un vizio o una virtù? Se è usata per raggiungere una meta apprezzabile, per superare i propri limiti, è senza dubbio un pregio. Se è adoperata per commettere sempre lo stesso errore diventa idiozia, stoltezza, stupidità. Come una delle tre scimmie, quella con le zampe sugli occhi, la nostra Amministrazione Finanziaria seguita a non vedere. È cieca e incapace di imboccare la strada giusta. Anzi si ostina a prendere sempre lo stesso vicolo cieco. Mi riferisco all’ennesima proroga che, come ci segnalava un collega attento, dovrebbe stimolare tutti i professionisti a uno sciopero generale contro le proroghe. Sì, perché quello che abbiamo vissuto qualche giorno fa dimostra ancora una volta quanto la macchina finanziaria sia incapace di funzionare come dovrebbe. Maldestra, lenta e anacronistica com’è. Mi viene in mente Ezio Greggio nel famoso varietà Drive In quando in uno dei suoi tormentoni classici diceva: “Ce la fa, ce la fa… Non ce la fa, non ce la fa”.
Che senso ha una proroga a due giorni dalla scadenza? Inoltre la comunicazione non viene fatta di venerdì mattina, arriva un comunicato il venerdì sera per cui il commercialista se ne accorge solo il sabato mattina. Fra l’altro l’intervento di ieri è solo l’ultimo di una serie sullo stesso argomento, infatti nei giorni precedenti ce ne sono stati altri: commercianti al dettaglio, tour operator e settore sanitario, solo per citarne alcuni.
Ma come si fa a lavorare bene se, quando manca una settimana alla scadenza, ti arrivano prima nuovi chiarimenti e poi la proroga due giorni prima della scadenza? Perché non si riesce a dare i chiarimenti per tempo e arrivare preparati alle scadenze? E pensare che c’è chi la chiama semplificazione e chi collaborazione tra professionisti e Amministrazione Finanziaria. Perché c’è ancora così poco rispetto per i commercialisti e per gli stessi contribuenti? Domande che non rivolgo ai politici; il più delle volte, quando li ascolto, ho l’amara consapevolezza che non sanno quello che dicono. Non le rivolgo neanche a voi cari amici e colleghi. Le pongo ai nostri rappresentanti, a coloro che dovrebbero essere la nostra voce, che dovrebbero difendere la nostra professione. Perché credo (forse) che sia anche loro, un po’ la responsabilità se a volte ci sentiamo pecore costrette ad abbassare la testa, domi a chi ci governa, pronti a obbedire al capitano della nave. Ma facciamo attenzione però, perché quando ci accorgeremo che la barca, guidata da una Amministrazione Finanziaria cieca e ostinata, è il Titanic, sarà ormai troppo tardi per scendere.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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