6 febbraio 2012
6 febbraio 2012

EVASIONE... perché solo oggi tanto clamore?

A cura di Antonio Gigliotti

Per vedere cosa c'è sotto il proprio naso occorre un grande sforzo. (George Orwell)

Oramai è un tormentone. Attilio Befera e i blitz della Finanza sono sulle prime pagine di tutti i giornali. Loro gli eroi, gli italiani i cattivi. Facile semplificazione, ma efficace per un Paese che sembra vivere di stereotipi, che si accontenta di assegnare le parti in commedia e non sembra invece indagare sul fenomeno.

Cosa c’è dietro tanta evasione? Cosa prova un cittadino che vede metà dei suoi guadagni andare via in tasse? Soldi che non tornano indietro sottoforma di servizi. Soldi a fondo perduto… perché in Italia nulla di ciò che spetta allo Stato, poi, ha il “giusto ritorno”.

Con questo non si vuole assolutamente dire che chi evade fa bene, né tanto meno suggerire l’evasione come via di uscita ai problemi quotidiani di chi non arriva a fine mese. Ma si vuole solo puntare l’attenzione su questo fenomeno, in modo non superficiale.

Si vuole capire il perché di questo malcostume italiano, la cui gravità è ormai universalmente riconosciuta.

Credo che anche i vertici del Fisco debbano fare questo tipo di riflessione, perché spetta a loro combattere questo “fenomeno evasivo” attraverso i controlli. Ma le sole operazioni spot non aiutano i cittadini.

Penso che l'evasione abbia certamente uno stimolo, che trae origine da un eccesso della pressione fiscale. E' quasi fisiologico, potremmo dire, che in un Paese dove quasi la metà del reddito prodotto viene assorbito dal Fisco, chi può evade, mentre chi non può maledice coloro che lo fanno.

L'evasione cresce laddove il Fisco è caratterizzato da norme assurde, contraddittorie, ed il più delle volte incomprensibili.

Credo che tutti noi vorremmo un Paese più “corretto”; capace di rispettare le norme e capace di contribuire alla vita dello Stato.

Certo, non aiuta vedere la Casta dei nostri politici arroccarsi nel fortino e fare scudo, tutti insieme, per proteggersi l’un l’altro ed “autoriprodursi”, lasciando il cambiamento fuori dalla porta.

Il legislatore che vara norme contro l’evasione si scopre, spesso, moralmente poco persuaso ad osservarle. Spesso, ad essere coinvolti negli scandali fiscali sono loro, i politici. Alquanto paradossale, non trovate?

Oggi è certamente facile prendersela con gli evasori, sia rilasciando dichiarazioni di qua e di là (ricevendo lo scontato plauso della collettività), sia introducendo dei provvedimenti che assomigliano troppo a quelli che prenderebbe uno Stato di polizia.

L’evasione non è una novità di questi giorni; il Fisco da quel che mi risulta ha sempre fatto i controlli oggi così tanto pubblicizzati (controllo della regolare emissione degli scontrini, nonché, sulle strade, la verifica delle intestazioni fittizie di auto a società) e gli strumenti oggi a disposizione per questi controlli li possedeva anche nel passato.

Alla luce di quanto sopra mi pongo indubbiamente due interrogativi:
- se questi controlli sono stati sempre effettuati sul territorio nazionale, allora, dove sta il clamore per quelli “pubblicizzati” nelle ultime settimane? Quale sarebbe la tanto discussa novità?
- al contrario, se invece questa tipologia di controlli non sono mai stati effettuati e ovvio che ci si chiede perché non sono stati fatti sin dal passato, avendo in mano tutti gli strumenti utili e necessari per farlo nel migliore dei modi?

Invece di notare il ritardo e quanto forse queste negligenze ci hanno fatto perdere in termini di entrate tributarie, noi guardiamo con ammirazione il compimento di operazioni di grande visibilità ma a mio giudizio, di scarsa efficacia.
A questo punto, non sarebbe forse meglio fare delle campagne di comunicazione sugli eventuali arresti, qualora ci fossero, di coloro che hanno sprecato i soldi pubblici, facendo capire a tutti noi che, d'ora in poi, possiamo stare sicuri che saranno spesi bene!

Se l’evasione appare una tendenza troppo frequente tra gli italiani è anche perché forse il Fisco è stato con essa connivente per molto, troppo, tempo. È assurdo che ora vengano a fare i moralisti.

Mi si consenta di concludere con una frase del Dalai Lama, che ritengo appropriata: “Talvolta si crea una potente impressione dicendo qualcosa e talvolta si crea un’impressione altrettanto significativa, tacendo”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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