22 luglio 2013

FISCO: NIENTE CRISI PER I COMMERCIALISTI

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

al peggio non c’è mai limite, è proprio vero! In questi giorni, cercando di chiudere le dichiarazioni ci sono giunte diverse segnalazioni di colleghi, secondo i quali per il software GERICO 2013, non v’è nessuna crisi in corso e noi professionisti godiamo di ottima salute economico-finanziaria! Bene, possiamo quindi andare in vacanza tranquillamente perché siamo l’unica categoria di lavoratori che non sta subendo le devastanti conseguenze della recessione. Soddisfatti? Io sinceramente no, non sono soddisfatto, perché so bene che non è vero.

Prendiamo ad esempio la nostra categoria. Esaminandone i redditi, vediamo che negli anni clou della crisi siamo stati soggetti a evidenti contrazioni. A rivelarlo è stato il Rapporto presentato dall’Irdcec lo scorso 27 giugno in occasione del Congresso annuale della Fondazione. Secondo tale documento, la nostra categoria dal 2008 continua a crescere in valore assoluto, tuttavia registra ritmi più contenuti rispetto al passato. Come dicevamo, il reddito si è contratto dello 0,8% dal 2007 al 2011, con un PIL nominale in crescita dell’1,6%. Poi, nel confronto tra il PIL nominale per unità di lavoro e i redditi nominali medi dei Commercialisti italiani, sempre nello stesso frammento temporale, si è riscontrato un trend negativo che ha visto emergere la percentuale del -0,4 contro il + 1,5 in media d’anno. Un disequilibrio che si acutizza se si relazionano i redditi medi dei commercialisti con quelli dei lavoratori dipendenti, questi infatti sono aumentati in cinque anni a un ritmo del 2,4%.

È evidente quindi che la crisi c’è e si fa sentire! Il nostro comparto ne risente, anche perché la crescita in valore assoluto del numero di occupati risulta in controtendenza rispetto agli andamenti generali del Paese, generando conseguentemente squilibri nel mercato del lavoro, quindi penalizzazioni per il sistema delle prestazioni professionali. A ciò va poi ad aggiungersi la dilagante problematica legata alla riscossione dei compensi, che sembra più difficile e mai immediata, poiché i clienti spesso pagano con molto ritardo o addirittura ‘dimenticano’ di farlo.

E mentre accade tutto ciò, GERICO 2013 fa orecchie da mercante, imboccando una strada per nulla riguardosa delle difficoltà, nonostante la stessa Amministrazione Finanziaria abbia a suo tempo assicurato che i sistemi informatici avrebbero tenuto conto delle delicate dinamiche economico-finanziarie del Paese dalle quali è ovvio che i professionisti non sono stati immuni.

In sostanza, per quel che concerne gli studi di settore delle attività professionali il cui nuovo aggiornamento decorre dal periodo d’imposta 2012, si segnala che i software di calcolo non si sono evoluti in linea con la crisi (o quanto meno non in modo adeguato), che proprio in questi anni, ha raggiunto l’apice di incidenza nelle condizioni economiche e finanziarie dei contribuenti/professionisti. Per esempio, in alcuni casi, anche qualora non si siano verificate modifiche strutturali dell’attività, lo studio di settore aggiornato ha elevato la soglia della presunzione dei compensi utili per adeguare il professionista alla condizione di congruità. Purtroppo però questo aumento dei compensi stimato dal software non risulta compatibile con le variabili congiunturali (ossia la cosiddetta ‘crisi economica’!!) che si sono verificate proprio nell’anno 2012.

Focalizzandoci in maniera specifica sui noi commercialisti (analogo discorso per i consulenti del lavoro) ed ipotizzando una sorta di invarianza in quelle che sono le variabili strutturali e contabili tra il periodo d’imposta 2011 e 2012, applicando quindi alle due annualità GERICO versione 2012 e poi versione 2013, noteremo un incremento nel livello dei compensi puntuali, richiesti da GERICO 2013, nonostante l’applicazione dei vari correttivi.

Prendendo ancora una volta in prestito le parole di Balzac, è pur vero che per lo Stato “l'applicazione di una cattiva legge rende più servigi dell'interpretazione di una buona”, tuttavia ritengo che si sia ormai oltrepassato il margine della pazienza. A monte di questo aggiornamento ‘cieco’ del software vi è forse la volontà di far ingrossare le entrate delle casse statali? Se questo è l’obiettivo, mi chiedo, noi professionisti, dove pensano che possiamo andare a prenderli i soldi?

Ecco, vogliamo buone leggi che ci facciano pagare il dovuto e che siano esse davvero ‘congrue’ alla situazione economica generale nella quale, volenti o nolenti, siamo chiamati a vivere e operare.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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