14 dicembre 2012

IMU: vergogna nazionale

A cura di Antonio Gigliotti

A questo punto risulta più che legittimo parlare del caos che ha generato l’imposta municipale unica, che a ben vedere è municipale solo a metà.

Più volte sulle pagine del presente quotidiano abbiamo affrontato le moltepliciproblematiche insorte con l’introduzione di questa tassa che, sotto alcuni aspetti, va a sostituire la vecchia Ici. E oggi, a solo un week end di distanza dallo scadere del versamento (l’ultimo, per quest’anno) non possiamo neanche consolarci con delle risposte chiare… Perché non solo non v’è nulla di chiaro in tutta questa vicenda, ma spesso a mancare sono proprio le risposte, a prescindere dalla loro esaustività. In sostanza, chi di dovere non dà indicazioni oppure, quando lo fa, arriva in ritardo. Ciascun collega può testimoniare il fatto che in questi giorni avrebbe preferito discutere coi propri clienti di altre faccende quali, ad esempio, l’individuazione di percorsi risolutivi a sostegno delle aziende. Tale proposito però non è stato possibile neanche vagliarlo, in quanto gli studi sono praticamente sommersi da quello che si presenta alla stregua di un vero e proprio inceppamento: il famigerato capitolo Imu.

Da dove derivano siffatte difficoltà? Per dare degna risposta a tale quesito risulterà opportuno non girare intorno alla questione. Tutta la gran confusione creatasi dipende esclusivamente dai ritardi nel definire e poi pubblicare le delibere, ritardi dei quali sono responsabili i Comuni. Appurato ciò, possiamo addentrarci nei vari punti, che peraltro abbiamo già affrontato nelle scorse settimane. Ricordiamo infatti che la prima scadenza per la definizione delle delibere era stata posta al 30 settembre, data che però non andava bene agli enti locali i quali hanno ottenuto una proroga al 30 ottobre con annessi trenta giorni in più di tempo per pubblicare le delibere. Risultato? La stragrande maggioranza dei Comuni ha optato per la pubblicazione negli ultimi giorni di tempo, quindi a fine novembre… Senza tener contro del fatto che la scadenza del versamento è prevista per il prossimo lunedì 17 dicembre. E tutto ciò non è che il versante positivo dell’intera vicenda! E sì, perché ve n’è anche uno ancora più grave. Di cosa si tratta? Ebbene, pur avendo avuto a disposizione tutto questo tempo, molti Comuni non hanno ancora pubblicato le loro delibere e, se il mio calendario non erra, oggi siamo al 14 dicembre. VENERDÌ. Ciò significa che i contribuenti (e i loro commercialisti) che possiedono immobili nei territori di quei Comuni dovranno calcolare il proprio saldo nel fine settimana o, peggio ancora, salteranno il versamento? Ma anche se non fossero emersi tali ulteriori disguidi, non sarebbe stato forse altrettanto chiaro che è praticamente impossibile lavorare in queste condizioni?

I problemi legati all’Imu si presentano come una reazione a catena che a monte ha i ritardi degli enti locali (e le proroghe di cui hanno beneficiato). Si tratta di questioni che fanno rallentare il lavoro dei professionisti perché implicano un mal funzionamento dei programmi informatici. Nello specifico, abbiamo preso atto che le diverse case di software house non hanno potuto aggiornare i propri sistemi e, laddove un tale aggiornamento è stato possibile, hanno riscontrato degli ostacoli al livello del formato che i Comuni hanno adottato per la pubblicazione. Si parla tanto di semplificazione e digitalizzazione, ma poi alla fine è stato fatto tutto manualmente! Che vergogna!

Ma non è ancora finita la sequela di non sense che sta caratterizzando l’inghippo Imu. Oltre a ritardi, procedure manuali e incomprensioni, i Comuni si sono anche dati da fare nel mettere in funzione la fantasia dei propri funzionari. Questi ultimi sono arrivati a prevedere decine e decine di casi con detrazioni diverse e aliquote differenziate… Tutto ciò spiega i ritardi! Hanno avuto bisogno di tempo per elaborare intricati castelli di casi e situazioni, mentre al contribuente medio serviva solo sapere quanto pagare!! Intanto loro lo stipendio lo hanno ricevuto con puntualità e cifra sicura, nonostante abbiano causato dei rallentamenti paradossali e sotto certi aspetti persino tragicomici.

In definitiva, mi chiedo se sia concepibile che a causa dell'inerzia dei Comuni e dei dipendenti pubblici, tutti noi siamo chiamati a pagarne le conseguenze. Non sarebbe stato il caso di introdurre una norma che stabilisse un termine non di 30 giorni, considerato che la scadenza è il 17 dicembre, ma magari di 10 giorni entro i quali inviare le delibere? E le inadempienze di queste Amministrazioni Pubbliche non possono essere considerate alla stregua di veri e propri sprechi? Non minano anch’esse la solidità economica del Paese? O nemici dello Stato sono solo i lavoratori autonomi con partita Iva?

Ecco come emerge con chiarezza che è l’intera macchina pubblica a fare acqua da più parti. La squadra guidata da Monti, prima di puntare il mirino sul cosiddetto popolo delle partite Iva, avrebbe dovuto fare i conti con la propria burocrazia, lenta, apatica e spesso non operativa, dove gli sprechi e le inefficiente sono oramai all'ordine del giorno.

Ciò detto, oltre all’auspicio che il prossimo governo sia meno giustiziere di quello Monti e maggiormente attento alle difficoltà reali degli italiani, non posso che aggiungere l’augurio che la nostra categoria possa riprendere al più presto il ruolo che le compete, portando all'attenzione dei tavoli giusti le problematiche che ci affliggono… Prima che le stesse diventino per noi e per i nostri clienti degli opprimenti macigni!!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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