25 febbraio 2013
25 febbraio 2013

REDDITOMETRO: E ADESSO COME LA METTIAMO?

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
sa bene chi mi legge che, fin da tempi non sospetti, ho nutrito forti dubbi in merito al Redditometro che ho avuto l’ardire di criticare pur non essendo (ahimè) un tecnico conclamato. A differenza dei “veri”, ho ritenuto ingiustificato il grande clamore mediatico dedicato a tale strumento, se non altro per il semplice fatto che i numeri non lo giustificavano.

Nel corso delle settimane, soprattutto a ridosso di questo appuntamento elettorale che (per fortuna) scade oggi, abbiamo assistito a diversi disconoscimenti del nuovo Redditometro, che ad un certo punto è rimasto privo di qualsiasi forma genitoriale. Tutti lo volevano eliminare. A questo punto sarebbe opportuno, che il nuovo governo (che conosceremo forse questa sera) emanasse un Decreto per sospenderlo, prima che sia troppo tardi.

Aggiungo che l’eventuale sospensione non procurerebbe danni alle entrate erariali, poiché lo strumento (se applicato) permetterebbe il recupero di una cifra ‘esigua’ pari a 815 milioni circa (ovviamente sulla base di stime). Si parla di un lieve sollievo in confronto all’evasione annua che è stimata in circa 120 miliardi. Inoltre non bisogna dimenticare che per tutto il 2013 il Fisco ha in agenda circa 35 mila accertamenti sintetici.

Inoltre, mentre i padri lo disconoscono, i Tribunali lo condannano! Tant’è che recentemente persino il Tribunale civile di Napoli, sezione distaccata di Pozzuoli (organo istituzionale!!!), ha denunciato, in riferimento al nuovo strumento accertativo, metodi ritenuti fondamentalmente lesivi dei diritti personali. Il Redditometro «sopprime ogni privatezza e dignità» del contribuente. Ragion per cui è illegittimo, quindi nullo. E i dati eventualmente reperiti dall’Agenzia delle Entrate vanno distrutti. Questo il contenuto dell’ordinanza destinata certamente a fare giurisprudenza. Il Redditometro, secondo i giudici, consentendo la raccolta e la conservazione di tutte le spese sostenute dal contribuente, priva quest’ultimo «del diritto ad avere una vita privata, di poter gestire autonomamente il proprio denaro e le proprie risorse, ad essere libero nelle proprie determinazioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata quali quelli relativi alla spesa farmaceutica, al mantenimento ed all’educazione della prole ed alla vita sessuale». Si tratta, in altri termini, di un «procedimento inquisitorio e sanzionatorio», in aperto contrasto con gli stessi principi ispiratori dell’ordinamento giuridico italiano. Se tale ordinanza, di grado in grado, arrivasse a essere condivisa dal Palazzaccio, o magari da una serie di Tribunali e Corti d’Appello, le indagini fiscali subirebbero una vera battuta d’arresto. Speriamo, ovviamente, che a queste notizie si dia il giusto e veritiero spazio, affidando la questione a gente che conosca davvero la materia. Perché, si badi, ultimamente ho letto articoli raccapriccianti che sottolineavano l’estrema ‘ignoranza’ di chi scriveva! Ricordate quel tale Isidoro Trovato, che nella decisione del Consiglio di Stato di sospendere le elezioni del 20 febbraio aveva incomprensibilmente letto la proclamazione della vittoria dell’ex presidente Siciliotti? Ebbene, proprio lui qualche giorno fa sempre dalle pagine del Corriere della Sera si lanciava in un’analisi sul nuovo Redditometro, dimostrando l’assoluta incompetenza in materia.

Purtroppo però noi dottori commercialisti ed esperti contabili non potremo confrontarci con il nuovo governo e dire la nostra in merito. Il motivo? Ebbene, ai nostri vertici da mesi si è creato un vulnus di difficile guarigione. E a ciò si aggiunge l’immagine di ridicolezza che ci sta avvolgendo, rendendo le nostre vicende ‘governative’ alla stregua di puntate di soap-opera. Così, mentre all’interno della nostra categoria continuiamo una guerra di “carte bollate”, fuori si assiste a uno spettacolo indecente. E sorrido amaramente pensando che, quando fra qualche giorno il nuovo governo inizierà a varare i primi provvedimenti fiscali, a difenderci ci saranno (speriamo) CAF E ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA VARIE, magari anche non ordinistiche. E a quel punto diremo… MENO MALE CHE CI SONO LORO!

Scriveva il drammaturgo latino Publilio Siro, che “nelle liti, chi perde è sempre la verità”. Mai come oggi, al cospetto delle nostre vicende di governance, mi sento di dargli ragione. Mentre noi sopprimiamo la verità, altri si accaparrano il nostro ruolo… forse più meritatamente di noi che non abbiamo provveduto a evitare il vuoto!!
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