Cari amici e colleghi,
le migliori truffe così come i piatti più prelibati richiedono i giusti ingredienti. Prendete due giudici tributaristi e traffichini, un avvocato senza scrupoli, un finanziere maneggione e un dipendente corrotto della nostra tanto amata matrigna, la Pubblica Amministrazione. Aggiungete tre ex funzionari dell’Agenzia delle Entrate che desiderano ardentemente arrotondare la pensione forse già d’oro, alcuni contribuenti che si credono scaltri, un pugno di “commercialisti” intrallazzatori e il piatto è servito.
Avrete intuito. Mi riferisco alla truffa dei ricorsi tributari balzati, negli ultimi giorni, agli onori della cronaca romana. Un’organizzazione criminale rodata in grado di risolvere, truccandoli, i processi tributari, dietro il pagamento di laute bustarelle. Tredici arresti tra carcere e domiciliari: l’organizzazione garantiva la vittoria nei contenziosi con il fisco in cambio di mazzette. Tra gli indagati, anche l’attore Massimo Giuliani: per ottenere l’annullamento di cartelle esattoriali del valore di tre milioni avrebbe versato 50 mila euro ai giudici della Commissione tributaria regionale e 15 mila ai commercialisti.
Una brutta storia che colpisce al cuore la nostra categoria. Dalle indagini della guardia di finanza infatti sembrerebbe che siano stati proprio i “commercialisti” implicati a occupare il vertice dell’organizzazione. “Il nostro Consiglio Nazionale si costituirà parte civile nei processi in cui sono coinvolti professionisti iscritti all’Ordine che con il loro operato infangano il buon nome dell’intera professione”, è lo stesso Gerardo Longobardi, Presidente CNDCEC, a dichiaralo nel comunicato stampa di ieri.
E’ sacrosanto. Chi ha sbagliato deve pagare. E senza sconti. Fosse un professionista, un operaio, un politico o un giudice. Davanti alla legge siamo tutti uguali.
Però lasciatemi dire una cosa: nei migliori piatti c’è sempre un ingrediente segreto; e anche qui c’è un colpevole che si nasconde e resta ancora una volta ingiudicato. Continua a farla franca eppure dovrebbe stare accanto agli imputati. Meriterebbe senz’altro il giudizio più severo. Responsabile più degli accusati. Perché è endemico, recidivo, mai redento, sempre maligno, da estirpare come un cancro. Il suo nome è burocrazia, un terreno in cui proliferano le truffe e l'avidità umana affila le sue potenti armi.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata