4 aprile 2013

SVEGLIA... ORFANI ANCHE DEL COMMISSARIO...

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi, è di ieri la triste notizia che manda in frantumi non poche delle ultime speranze di rinascita della nostra categoria. Mi riferisco alle dimissioni del Commissario straordinario, Giampaolo Leccisi. Nominato dal Guardasigilli Severino lo scorso 12 dicembre, il Commissario straordinario avrebbe dovuto traghettare la professione verso l’appuntamento elettorale del 20 febbraio dopo il fallimento che aveva caratterizzato le operazioni di voto svoltesi il 15 ottobre 2012.

Il capo del dicastero della Giustizia, tenendo conto delle anomalie manifestatesi in quei mesi caldi fatti di ricorsi (come ora, d’altronde) e contrapposizioni, aveva deciso di “assicurare il regolare svolgimento della seconda tornata elettorale, prevista dal decreto legislativo n. 139/2005, per il rinnovo del Consiglio Nazionale che dovrà restare in carica nel quadriennio 2013-2016 e, al tempo stesso, ripristinare condizioni di serenità ed equilibrio nello svolgimento dei compiti istituzionali dell’ente, così salvaguardando immagine e prestigio dell’intera categoria, come richiesto, sia individualmente che collettivamente, da numerosi appelli ed esposti di appartenenti all’ordine dei commercialisti”. Concluse le elezioni di febbraio, quindi, il Commissario straordinario avrebbe dovuto cedere gli alti ‘scranni’ alla GOVERNANCElegittimamente eletta. Queste erano le intenzioni ministeriali, che mai avrebbero potuto immaginare una prospettiva in cui, ad aprile, il Consiglio nazionale risultasse ancora commissariato.

Obiettivo non riuscito, a quanto pare. Un insuccesso avvalorato anche dall’ultima uscita che ha avuto come protagonista proprio Giampaolo Leccisi, vale a dire quella del mancato rinnovo del contributo all’Istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. In sostanza, il Commissario straordinario, venendo meno anche a quanto inserito nel bilancio preventivo del 2013, ha recentemente rifiutato l’erogazione di quelle risorse economiche volte al sostentamento dell’organo centrale della categoria, di quel cuore pulsante che studia, informa ed elabora al fine di sostenere con attenzione e partecipazione le attività svolte quotidianamente dagli iscritti. Infatti, perdendo il contributo annuale, abbiamo contestualmente perso i diciannove ricercatori che hanno spedito, a immediato giro di posta, le rispettive lettere per la cessazione del rapporto di collaborazione. Abbiamo perso cuore e polmoni. Si fa un gran parlare di formazione, informazione e ricerca, tuttavia questi sono proprio i primi rami dell’albero che vengono recisi.

Dovremo quindi abituarci a dire addio anche a PRESS e a CONGRESS? C’è altro ancora da smantellare?

Eppure, a pensarci bene, posso anche arrivare a comprendere le ultime decisioni del Commissario Leccisi che, ieri mattina, non immaginando che sarebbe arrivato fino ad aprile con questa zavorra sulle spalle, ha finalmente deciso di rinunciare all’incarico. Purtroppo però questa sua scelta ci ha lasciati doppiamente orfani, perché se prima pur non avendo rappresentanza avevamo comunque un punto fermo di riferimento, ora siamo stati privati anche di quello. Che fare? Forse non se ne sono accorti, ma si sta cancellando un’intera categoria ordinistica. La nostra, quella dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Noi, che eravamo UTILI AL PAESE. Nei prossimi mesi non saremo che un lontano ricordo, magari soppiantati dai ‘senz’albo’ che nelle attività fiscali e tributarie stanno riscuotendo molti più successi di noi.

Mi chiedo cosa stiamo aspettando ancora. La situazione non è forse diventata già abbastanza drammatica? È giunto il momento di uscire dai nostri studi, se vogliamo ancora continuare ad averli. Perché, cari colleghi, non si può sempre aspettare che siano gli altri a risolvere i nostri problemi. Anche perché abbiamo avuto modo di toccare con mano che questi ‘altri’ non hanno affatto dissipato le nostre difficoltà, anzi le hanno addirittura moltiplicate. SVEGLIAMOCI.

A tal proposito vorrei concludere con un aneddoto su Ernesto Che Guevara. La gente lo acclamava, ritenendo che fosse lui a portare la libertà. Ma Guevara un giorno scrisse che non esistono persone che portano la libertà, “sono i popoli che si liberano da sé”. È questo che dobbiamo capire anche noi. Non ci può imporre nessuno (dall’esterno) il cambiamento, dobbiamo costruirlo da soli.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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