15 aprile 2013

TEMPO SCADUTO... RIPRENDIAMOCI LA CATEGORIA

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi, in tutti questi anni trascorsi al servizio della categoria, sia sul versante della formazione che su quello dell’informazione, non avrei mai pensato che saremmo finiti per somigliare al lato peggiore della politica italiana.

Ecco, nonostante siano passati quasi due mesi dalle elezioni politiche, non essendo emerso alcun vincitore, bensì tre maggioranze, si sta ancora discutendo sulle possibili soluzioni per tentare di dar vita a un governo. E tutto ciò tra i vari capricci dei leader (?) di turno.

Intanto il Paese è allo sbaraglio e bisogna fare i conti con i dati reali. In primis, la piaga che sarà opportuno sanare al più presto, ossia la dilagante disoccupazione, senza dimenticare ovviamente i numerosi fallimenti di piccole e medie imprese o il fenomeno della liquidazione volontaria, vale a dire la decisione di chiudere i battenti in Italia per riaprire l’attività all’estero, dove la morsa fiscale non è così stretta e asfissiante. Ecco, fare impresa diventa davvero una tra le più ardue decisioni che si possano prendere nel nostro Paese, tant’è che molti imprenditori iniziano a credere che il gioco non valga la candela.

Per noi commercialisti, poi, la situazione è ben più amara! Infatti, accanto alla disfatta politica, stiamo vivendo anche quella di categoria e, a quanto pare, nessuno sa più come uscirne. Gli egoismi personali stanno letteralmente mettendo in ginocchio un’intera professione, non tenendo conto né dei sacrifici compiuti né delle difficoltà in corso. Sì, parlo di sacrifici e di difficoltà perché nessuno può negare che riuscire a far ‘sopravvivere’ uno studio, nella giungla attuale, sta diventando di giorno in giorno sempre più faticoso. Ci sono colleghi, soprattutto tra i giovani, che arrivano persino al punto d’esser costretti a cancellare la propria (sudata) iscrizione all’Albo con contestuale fine dell’esercizio professionale. Quanti sogni infranti! Quante speranze spazzate via! Siamo abbandonati da una governance che di fatto non esiste, privati di assistenze e tutele. Le nostre attività peculiari, che dovrebbero essere esclusive, non lo sono. Tant’è che ne veniamo quotidianamente scippati dalle varie associazioni, alle quali comunque va il plauso per essersi sapute tutelare a nostro scapito rafforzandosi sul territorio. A questi ostacoli si aggiunge poi l’oppressione, costante, del Fisco, che ormai ha deciso di renderci la vita complicata con scadenze a ridosso le une dalle altre e con un repentino disconoscimento del nostro ruolo sociale e professionale. Ignorati dentro e fuori dalla categoria, quindi!!

Mentre noi crolliamo e tutto ciò che abbiamo costruito negli anni viene gradualmente distrutto, altre categorie ordinistiche e non, crescono, si rafforzano, diventando sempre più unite, guidate anche da personalità attente alle rispettive esigenze. Noi invece continuiamo a farci del male da soli.

Dopo aver assistito a proposte e controproposte, a ricorsi e controricorsi, ritiri e passi indietro, ora siamo giunti alla seconda fase: quella del silenzio! Non ne comprendo il significato. Sarà una strategia ponderata? O piuttosto è sintomo di abbandono, di non sapere più che pesci prendere?

Un anno fa, in una situazione analoga, abbiamo indetto una giornata di protesta sotto lo slogan ‘RESISTERE PER ESISTERE’, con l’intento di portare innanzi all'attenzione pubblica lo stato della nostra categoria. Alcuni hanno mostrato indifferenza, ma per fortuna la ‘base’ è stata presente e sinceramente sono quelli i colleghi ai quali più teniamo. Nelle scorse settimane avevo scritto che, qualora lo stallo governativo si fosse protratto ancora, saremmo scesi in campo con iniziative forti al fine di spingere i presidenti degli Ordini a prendere una decisione largamente condivisa. Tenuto presente che il silenzio continua, abbiamo deciso di farci promotori di un’assemblea dei presidenti e dei vicepresidenti, che si svolgerà a Roma il prossimo 7 maggio. In quell'occasione i convenuti potranno veramente prendere le redini della categoria e deciderne democraticamente le sorti. Ritengo che ciò debba essere segno di quella responsabilità alla quale i presidenti non possano sottrarsi. Anche la ‘base’ sarà invitata a "vigilare", sia pure fuori dell'aula, per consentire un democratico svolgimento dei lavori, per far capire che oramai siamo stanchi e non intendiamo più accettare nessun tipo di strategia che non sia quella di ridare una governance alla categoria. Faremo come gli indignados spagnoli, pronti a piantonare i politici sotto casa e davanti al bar. Noi piantoneremo i nostri presidenti e i vicepresidenti affinché non perdano la retta via, che sarebbe quella del confronto finalizzato a trovare una soluzione. È la ‘base’ che lo chiede. I colleghi che giornalmente si rimboccano le maniche per andare avanti pretendono questo incontro, spingono affinché si realizzi un’assemblea che potremmo definire ‘costituente’, dove ad esser costituito sarà il governo della categoria. La ‘base’ pretende altresì d’esser presente, perché scarsa è ormai la fiducia in chi è stato chiamato a rappresentare e ancora non ha mosso un dito per cambiare il vento.

D'ora in avanti il nostro motto sarà... RIPRENDIAMOCI la nostra categoria!
A breve verrà comunicata la sede dell’incontro, ma è ormai chiaro che il 7 maggio saremo tutti a Roma per decidere del NOSTRO futuro. Il TEMPO messo a disposizione affinché lo facessero gli altri è SCADUTO.

Durante le rivoluzioni vi sono solo due specie di uomini: coloro che le fanno e coloro che ne approfittano”, scriveva Balzac. Noi vogliamo farla la rivoluzione, vogliamo essere protagonisti del cambiamento. Siamo stanchi di chi si approfitta delle difficoltà per accrescere il proprio ego e i propri interessi. Ora BASTA. Riprendiamoci i nostri diritti e le nostre tutele. Tutti insieme per invertire il corso devastante di questa situazione. Tutti insieme contro chi vuole distruggere la nostra professione.
Vi aspetto tutti a Roma il 7 maggio!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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