Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale commercialisti, va dritto al punto: “Le norme che entrano a regime sul concordato preventivo biennale con l'invio dell'adesione entro il 31 luglio oltre al nuovo termine per l’invio delle comunicazioni uniche al 31 di marzo per i lavoratori autonomi creeranno forti disagi a contribuenti e professionisti. Chiediamo al governo di rivedere queste scadenze che riteniamo insostenibili”.
Frasi a metà strada fra un grido di allarme e i consueti (e mai risolti) dolori di una categoria che da anni sente sulla propria pelle l’effetto devastante della pallina da ping-pong: rimbalzare da una parte all’altra del campo senza fermarsi mai. Preoccupazioni emerse durante “L’anno che verrà. La manovra finanziaria e la professione”, convengo annuale ospitato a Roma, all’Hotel Quirinale.
“È sicuramente positiva la previsione nel 2025 di una maggiore rateizzazione concessa ai debitori nei confronti dell'Erario per le cartelle esattoriali. Ma occorre mettere in campo - prosegue Cuchel - una rottamazione quinques per far ritornare in bonis milioni di imprese che vogliono mettersi in regola con lo Stato. L'ipotesi di 120 rate uguali consentirebbe di avviare la ripresa economica del nostro tessuto imprenditoriale”. Raffaella Romagnoli (presidente dell'Odcec di Latina) ha aggiunto che “C’è molta concentrazione sulle aliquote fiscali e poco su un alleggerimento degli adempimenti da svolgere. Sarebbe auspicabile una reale semplificazione”.
A rispondere per primo è Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive alla Camera, spiegando che “La Lega ha presentato la proposta di legge sulla rateizzazione “lunga” di tutto il pregresso che riguarda tasse e contributi, cartelle esattoriali e avvisi bonari per piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, liberi professionisti, ma anche dipendenti e pensionati. Prevede 120 rate mensili tutte uguali in dieci anni per sanare il pregresso. Questo permetterebbe non solo di sanare il precedente, ma di pagare anche le tasse e i contributi correnti”.
Mario Turco, vicepresidente nazionale del M5s, replica poco dopo che “La riforma fiscale è completamente da riscrivere perché non semplifica gli adempimenti burocratici e non riduce la pressione fiscale in Italia. Oggi la ricchezza da tassare è un'altra, è la ricchezza da extraprofitti e la ricchezza dell'economia digitale è la ricchezza che nei mercati finanziari è alimentata dalla speculazione finanziaria. È qui che il governo poteva recuperare quei 35 miliardi che servono per fare una riforma fiscale reale con una visione basata sulla digitalizzazione aperta ai cittadini ma soprattutto ai professionisti. Questa è la grande rivoluzione, spostare l'oggetto della tassazione”. Per chiudere con l’intervento di Andrea De Bertoldi, secondo cui “Il 2025 non sarà un anno semplice a causa delle crisi internazionali. Servono politiche espansive perché l'unica risposta a queste emergenze è la crescita del Pil. Occorrono incentivi per la crescita del Paese, utilizzando la leva fiscale per sostenere la produzione”.
Critiche a cui il Governo ha replicato assicurando il miglior bilanciamento tra semplificazione fiscale e sostenibilità economica: un comunicato del Mef sottolinea come le scadenze siano parte di un progetto di lungo periodo volto a rendere più trasparente e prevedibile la gestione fiscale. “Comprendiamo le difficoltà segnalate, ma le misure introdotte sono finalizzate a un sistema fiscale più equo e sostenibile, accompagnando i contribuenti nella transizione”.
“Il bilancio dello Stato rimane sotto controllo, come dimostrato dallo spread ai minimi degli ultimi dieci anni – ha concluso il Ministro Giorgetti - il nostro obiettivo è garantire un equilibrio tra stabilità finanziaria e sostegno all’economia reale. Le misure di rateizzazione sono parte integrante di questa strategia”.
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