26 novembre 2013

UN COMMERCIALISTA LIBERO DI PENSARE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e, soprattutto, colleghi,
tra tutti i problemi che affliggono la categoria e, più in generale, il Paese, mai avrei pensato che sarei finito con il dovermi soffermare su questioni meramente personali, come appunto devono essere quelle legate alle opinioni di ciascuno di noi. Eppure, tra le tante beghe che mi tocca seguire in studio e in giro per il mio lavoro legato alla formazione, mi è capitata per le mani una cosiddetta gatta da pelare che, in tutta franchezza, non temo, pur essendone rimasto deluso e disgustato. In sostanza, mi si vuole far credere che tutti gli sforzi di questi anni impiegati nel rendere sempre più mirati e specifici i pacchetti formativi forniti dal centro studi Fiscal-focus appaiono discutibili perché offuscati dalle mie scelte personali, che possono essere condivisibili o meno.

Ma procediamo con calma!

È sotto gli occhi di tutti la desolante situazione nella quale la categoria si trova ormai da più di un anno. Sul punto non ho mai celato le mie posizioni, che sono sempre state chiare, sia se si è trattato di scelte giuste sia quando il tempo ha poi invece portato a galla degli errori. Credo che chiunque possa prendere degli abbagli e che le idee personali non sempre sono corrette, anche se il più delle volte siamo portati a crederlo! Eppure non poche sono state le iniziative che ho preso, spinto proprio da tali posizioni. Iniziative per le quali ho speso tempo e denaro, ma che non mi hanno mai portato a pentimenti inutili, in quanto ho sempre confidato nel fatto che fossero necessarie a perseguire gli interessi della categoria. Sono stato di parte? Probabile. In fondo, mi chiedo chi non lo sia stato. Chi può dirsi super partes in un contesto elettorale che per natura richiede un certo schieramento con questa o quella componente? Ma mai le mie opinioni hanno inficiato l’imparzialità del mio lavoro. Anzi, devo dire che mi hanno spinto a perseguire obiettivi volti al bene comune degli iscritti, come l’assemblea dello scorso 7 maggio a Roma, alla quale erano stati invitati tutti gli esponenti delle liste concorrenti, nonché i presidenti e i vicepresidenti degli Ordini. I convenuti potranno testimoniare sul fatto che è stato dato spazio a tutti, senza sterili personalismi né volontà impositive di un pensiero unico.

Allo stesso tempo, forte del fatto di non aver mai voluto influenzare nessuno né tantomeno il lavoro scientifico, penso che a ciascun lettore sia chiaro che una cosa è il quotidiano, con i suoi articoli e l’editoriale, un’altra ancora è il centro studi. Condividono un nome, ma perseguono fini differenti: uno informa, l’altro forma. La formazione viene garantita seguendo standard qualitativi di alto livello, per raggiungere i quali abbiamo speso anni di sacrifici. È questo il lavoro che mi permette di vivere, che mi fa guadagnare e nel quale non consento alcuna interferenza, neanche quando si tratta delle mie opinioni politiche. Non ricopro posti di rilievo o rappresentanza, il mio lavoro è quello di commercialista e formatore. Non ho mai desiderato altro, né ho mai usato questo ruolo alla stregua di trampolino di lancio per raggiungere mete più alte e remunerative, come invece hanno fatto altri soggetti. L’informazione è nata dopo, da poco più di due anni, ed è gratuita, nonché libera. Sugli articoli economici che il quotidiano pubblica, su quelli fiscali, previdenziali e quant’altro, v’è rigore scientifico e alta serietà. Poi ci sono gli editoriali, ossia degli spazi che mi sono ritagliato per esprimere le mie PERSONALI opinioni sul quotidiano che dirigo e che ho visto nascere. Opinioni, idee e riflessioni che non intaccano la scientificità dal lavoro formativo né quella dell’attività informativa. Si tratta di posizioni che assumo, come chiunque altro, in base a ciò che osservo, leggo e vivo. Tali idee possono essere giustamente opinabili, ma non accetto il fatto che il lavoro di studio, ricerca e formazione venga giudicato sulla base della condivisione o meno di siffatte mie opinioni.

A questo punto, cari amici e colleghi, vi chiederete il motivo di una così lunga digressione sulle molteplici attività del pacchetto Fiscal-focus, comprensivo di centro studi e di quotidiano. Ebbene, recentemente un Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nella fattispecie quello di Parma, ha deciso di non accogliere la nostra richiesta di accreditamento dei corsi finalizzati alla formazione professionale continua perché “non ha riscontrato in tale richiesta gli estremi per procedere al suo accoglimento”. Ora, se tali estremi fossero stati di natura scientifica, avrei accettato mio malgrado il giudizio e avrei cercato di lavorare sodo (come ho sempre fatto) per porre rimedio alla mancanza. L’Ordine parmense ha però addotto due considerazioni alla base della propria scelta che sinceramente non riesco a digerire né a ritenerle oggettive. L’Odcec mi scrive infatti che “la nostra categoria si trova in una situazione di incertezza causata dalla nota vicenda delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili;” e “che ‘Fiscal Focus’ ha fatto sua una linea editoriale orientata a fare opinione più che informazione, a scapito del necessario requisito della neutralità;”. Ecco, è vero che il quotidiano, anzi gli editoriali, hanno fatto opinione, perché è quella la loro vocazione: fermarsi e riflettere. Se l’editoriale lo scrivo io, la riflessione prende le mosse dal mio punto di vista che può essere condiviso o no. Tuttavia quando si è trattato di informare, il quotidiano lo ha fatto in maniera imparziale, oggettiva e puntuale, nonostante le manifeste idee del suo direttore. Allo stesso tempo, come ho già chiarito, se si giudica la valenza e la qualità dell’attività formativa, per la quale effettivamente si chiedeva l’accreditamento, bisogna valutare il lavoro del centro studi, dei percorsi formativi, dei corsi svolti… solo una valutazione di questo genere può esser definita incontrovertibile e chiara. Se si fosse analizzato il pacchetto formativo proposto, sarebbe emersa l’imparzialità, la terzietà pretesa dai soggetti ai quali ci siamo rivolti. La risposta che abbiamo ricevuto denota una scarsa attenzione, oltreché la volontà di screditare per partito preso, senza andare ad esaminare la materia in oggetto.

Il punto qui è che a monte vi è una contrarietà nei confronti delle mie opinioni più volte manifestate sul quotidiano, a mezzo di editoriali, mai tramite articoli di informazione. E capisco anche che qualche presidente di Odcec (o ex presidente) possa non esser stato d’accordo con le mie idee, ma da qui a vietare l’accreditamento al percorso formativo ce ne vuole!

Ecco, siccome un Ordine non è di proprietà di chi lo presiede, sarebbe opportuno che simili atteggiamenti non accadessero. Ben venga un giudizio negativo su uno dei percorsi formativi, a patto però che dipenda da un attento esame dei contenuti, non a causa della linea di pensiero da me mantenuta negli editoriali.

Per concludere, è vero che la categoria sta attraversando una situazione deprecabile, ma perché prendersela con chi non ha mai fatto mistero delle proprie opinioni, rimboccandosi però le mani quando c’è stato da lavorare in maniera condivisa? Ebbene, io queste domande e tante altre, nei miei editoriali, me le sono sempre poste, forse anche chi usa armi squallide come quelle pocanzi illustrate dovrebbe iniziare a porsi qualche interrogativo. Se non per la crescita personale, lo faccia almeno per quella della categoria, che è stata per troppo tempo ostaggio di questa gente e ora ne sta pagando le conseguenze!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy