La Circolare n. 21 di Assonime ha sottolineato l’impatto della Direttiva Europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) sulle imprese. Questa normativa, che sostituisce la Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), rappresenta un significativo passo avanti verso una maggiore trasparenza e standardizzazione nella rendicontazione ESG (ambientale, sociale e di governance). Con l’introduzione delle nuove regole, le aziende obbligate dovranno adottare misure concrete per adeguare i propri sistemi interni di controllo e garantire la qualità delle informazioni riportate.
Secondo la CSRD, le imprese dovranno sviluppare o potenziare i propri sistemi interni per monitorare e verificare i dati ESG. Questo include:
- Implementazione della doppia materialità, che analizza sia l’impatto delle aziende sulle tematiche di sostenibilità sia come queste ultime influiscono sul business stesso.
- Due diligence ESG lungo l’intera catena del valore, per identificare e mitigare gli effetti negativi legati alle attività aziendali.
- L’integrazione di target e politiche di sostenibilità nei piani aziendali, con obiettivi misurabili e scientificamente supportati per il 2030 e il 2050.
La Direttiva spinge anche verso una ristrutturazione organizzativa: sarà essenziale includere esperti in ambito ESG nelle funzioni amministrative e nei board aziendali. I membri di questi organi devono possedere competenze specifiche o avere accesso a risorse esterne in grado di supportare il processo decisionale in materia di sostenibilità.
A partire dal 2024, la rendicontazione ESG dovrà essere integrata nella relazione sulla gestione, con informazioni dettagliate che coprono aspetti ambientali (es. emissioni, biodiversità), sociali (es. diritti umani, forza lavoro) e di governance (es. condotta aziendale, ruolo degli organi direttivi). Le informazioni dovranno essere preparate secondo i nuovi European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sviluppati dall’EFRAG e adottati dalla Commissione Europea.
Assonime evidenzia una chiara suddivisione di compiti tra il revisore della sostenibilità e il collegio sindacale:
- Revisore della sostenibilità: è incaricato di verificare puntualmente la conformità del rendiconto di sostenibilità alle norme di riferimento e agli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Questa attività include il controllo della coerenza delle informazioni ESG con i criteri stabiliti e la garanzia di affidabilità dei dati comunicati.
- Collegio sindacale: ha un ruolo di vigilanza sull'adeguatezza delle procedure e delle strutture aziendali che supportano la produzione del rendiconto di sostenibilità. In particolare, il collegio verifica:
- Il rispetto delle norme applicabili.
- L’ambito soggettivo e oggettivo di applicazione della disciplina.
- La robustezza dei processi e delle metodologie adottate per garantire l’attendibilità del rendiconto.
Le aziende dovranno investire in strumenti tecnologici, formazione e consulenze per adattarsi al nuovo panorama normativo, pena sanzioni e perdita di competitività sul mercato. La conformità non sarà solo un obbligo legale, ma anche una leva strategica per attrarre investitori e consolidare la reputazione aziendale.