Il Codice italiano di etica e indipendenza del revisore adottato il 23 marzo con la determina del Ragioniere generale dello Stato segue un approccio basato sui principi generali, fornendo un quadro concettuale anziché un elenco dettagliato di circostanze o relazioni che potrebbero compromettere l'etica e l'indipendenza. Questo approccio prescrittivo permette ai revisori di condurre un'attenta analisi dei rischi connessi a un incarico e di adottare misure per ridurli o eliminarli.
Il Codice si basa sui principi generali ispirati all'International Ethics Standards Board for Accountants (Iesba) e fornisce linee guida che devono essere utilizzate per identificare, valutare e gestire il rischio di compromissione. Questo approccio ampiamente accettato nel settore della revisione legale offre vantaggi evidenti in quanto può essere applicato in diverse situazioni e previene l'erronea considerazione di una situazione come lecita solo perché non espressamente vietata.
Nonostante l'approccio concettuale, il Codice include divieti e prescrizioni chiari e non limita la discrezionalità del revisore. Il quadro concettuale definisce l'approccio che il revisore deve seguire nell'identificare i rischi di violazione dei principi fondamentali come l'integrità, l'obiettività, la competenza e diligenza professionali, la riservatezza e il comportamento professionale. Il revisore esercita il proprio giudizio professionale e utilizza il processo di valutazione di un terzo informato, obiettivo e ragionevole per verificare se un altro professionista giungerebbe alle stesse conclusioni.
Il Codice è strutturato in regole di comportamento, linee guida ed altro materiale esplicativo, seguendo il modello dei principi di revisione ISA Italia. Queste regole e linee guida aiutano il revisore ad applicare il Codice in diverse situazioni e contesti di lavoro.
Il Codice si applica principalmente ai revisori abilitati che svolgono incarichi di revisione legale dei conti. Può essere esteso ad altri incarichi di assurance diversi dalla revisione del bilancio solo se richiesto espressamente dalla normativa o dalle autorità di vigilanza.
Nell'identificazione e nella valutazione dei rischi di violazione dei principi etici fondamentali, il revisore deve considerare attentamente i fatti e le circostanze, inclusi gli interessi, le relazioni e le attività professionali. Le pratiche o le procedure stabilite dalla normativa o applicabili possono aiutare il revisore nell'identificazione dei rischi. Ad esempio, il cliente potrebbe aderire a codici di condotta sulla governance, mentre il revisore potrebbe lavorare in un ambiente che promuove il rispetto dei principi fondamentali.
Nel caso in cui i rischi identificati superino un livello accettabile, il revisore deve gestirli eliminandoli o riducendoli a un livello accettabile. A tal fine, il revisore può agire in diverse modalità:
- eliminare le circostanze che generano i rischi.
- applicare misure di salvaguardia per ridurre i rischi a un livello accettabile.
- nel caso in cui non sia possibile ridurre il rischio entro livelli accettabili, il revisore può decidere di non accettare l'incarico o di porvi termine.
Un esempio comune di misura di salvaguardia per gestire il rischio di auto-riesame può essere quello di incaricare un soggetto indipendente di riesaminare il lavoro svolto.
Il Codice stabilisce principi fondamentali che il revisore deve osservare:
- Integrità: essere diretto, trasparente e onesto in tutte le relazioni professionali.
- Obiettività: non compromettere il proprio giudizio professionale a causa di pregiudizi, conflitti di interesse o pressioni indebite da terzi.
- Formazione e diligenza: acquisire e mantenere conoscenze e competenze che assicurino al cliente prestazioni basate sulle ultime norme, tecniche e prassi professionali. Agire con diligenza.
- Riservatezza: rispettare la riservatezza delle informazioni acquisite durante l'attività professionale.
- Comportamento professionale: evitare azioni che possano danneggiare l'immagine e la reputazione dell'attività di revisione.
Il Codice identifica anche i rischi per coloro che non rispettano tali principi:
- Interesse personale: il rischio che un interesse finanziario o di altra natura influenzi il giudizio o il comportamento del revisore.
- Auto-riesame: il rischio che l'obiettività del revisore nell'incarico sia influenzata da un giudizio o da risultati di un servizio precedentemente reso.
- Promozione degli interessi del cliente: il rischio che il revisore promuova o rappresenti la posizione di un cliente in modo tale da compromettere la sua obiettività.
- Familiarità: il rischio che una relazione stretta o di lunga durata con un cliente porti il revisore a essere troppo accomodante nei confronti del cliente o delle attività richieste.
- Intimidazione: il rischio che il revisore venga scoraggiato dall'agire in modo obiettivo a causa di pressioni reali o percepite.
In sintesi, il Codice italiano di etica e indipendenza del revisore adotta un approccio principle-based, fornendo un quadro concettuale per l'identificazione, la valutazione e la gestione dei rischi di compromissione dei principi etici fondamentali e dell'indipendenza. Il Codice si basa su regole di comportamento e linee guida che aiutano il revisore a prendere decisioni adeguate in diverse situazioni professionali.