17 marzo 2015

Accertamenti. Utilizzo di presunzioni

Fiscal Approfondimento N. 10-2015

Con la Sentenza n. 6823 del 17 febbraio 2015, la Corte di Cassazione si è espressa in ordine al delicato tema dei limiti entro i quali le presunzioni tributarie - cui solitamente fanno ricorso i verificatori dell’Amministrazione Finanziaria nell’ambito delle attività di verifica fiscale - possono essere utilizzati per la contestazione di reati tributari.
Nella circostanza, la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi in ordine alla legittimità di una contestazione penale per “omessa dichiarazione”, ex art. 5 del D.Lgs. n. 74 del 2000, in cui il superamento della soglia relativa all’imposta evasa derivava dalla quantificazione presuntiva operata nel processo verbale di constatazione.
Per poter comprendere appieno la questione sottoposta al vaglio dei giudici, ritengo opportuno, nel presente intervento, partire dall’analisi della natura delle diverse presunzioni ammesse dal legislatore tributarie, per poi procedere con la verifica della loro ammissibilità nel sistema penale. A supporto di tale analisi, richiamerò la giurisprudenza e la prassi sviluppatasi sul tema negli anni più recenti.
È bene chiarire che, anche in ambito tributario non penale, la possibilità di utilizzare presunzioni è subordinata a determinate condizioni analiticamente dettate, in relazione alle imposte dirette e all’IVA, rispettivamente agli artt. 39 nonché 54 e 55 dei DD.P.R. n. 600 del 1973 e 633 del 1972, in funzione della metodologia di accertamento in concreto utilizzate.
Dopo aver dato conto della posizione al riguardo espressa dalla migliore dottrina formulerò, in via di conclusione, alcune personali considerazioni.
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