Premessa – Decreto pronto per 65mila lavoratori esodati. E tutti gli altri? Che fine faranno gli esodandi? Ebbene, è questa in realtà la domanda a cui il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, deve dare una risposta che a quanto pare resterà irrisolta. Infatti, la Fornero afferma “per me una parte della partita è chiusa”, sbattendo nuovamente la porta in faccia ai tanti lavoratori esodandi (130mila secondo l’INPS e addirittura 300mila secondo le stime della CGIL) che rischiano di rimanere senza stipendio e soprattutto senza una pensione. Dunque, il destino di quest’ultimi per ora resta appeso a un filo, o meglio nelle mani dei partiti della maggioranza e dei sindacati, i quali nell’incontro di mercoledì prossimo alla Camera dovranno fare l’impossibile per convincere il Governo e individuare le risorse che per il momento risultano introvabili.
Il D.M. esodati – Come precedentemente annunciato dallo stesso Ministero del Welfare, la bozza del D.M. conferma le risorse finanziare previste dalla manovra “Salva-Italia”. Saranno cinque miliardi e 70 milioni (dal 2013 al 2019) e basteranno solamente per 65mila lavoratori. Solo questi lavoratori potranno sfuggire al nuovo regime pensionistico entrato in vigore dal 1° gennaio 2012. Infatti, dalla lettura degli otto articoli contenuti del decreto interministeriale non c’è spazio per i c.d. “esodandi”, in quanto il Governo sostiene che non vi sono fondi sufficienti per coprire l’operazione. Con tale provvedimento verranno salvati: 25.590 lavoratori “over 50” che prima del 4 dicembre scorso risultavano già in mobilità ordinaria e con i vecchi requisiti previdenziali in maturazione entro i 3 anni dall'inizio della tutela. I beneficiari agganciati alla mobilità lunga saranno 3.460. Pensionamento garantito con le vecchie regole anche a coloro che hanno prestazioni a carico dei fondi di solidarietà (a cominciare dal settore del credito): chi ha stipulato accordi entro il 4 dicembre 2011 per l'accesso a questa forma di tutela potrà restare a carico del fondo fino al compimento del sessantaduesimo anno di età. In questo caso i “salvaguardati” saranno 17.710, mentre i prosecutori volontari saranno, secondo quanto prevede la bozza di decreto, 10.250. In particolare, per chi ha avuto l'autorizzazione alla prosecuzione volontaria e prima del 4 dicembre scorso ha versato almeno un contributo, i requisiti per l'uscita con le vecchie regole dovranno risultare maturati entro il 2013. La bozza di decreto ministeriale garantisce poi il salvataggio a 950 lavoratori esonerati dal servizio e a 150 genitori in congedo per assistere i figli. Per accordi di incentivo all'esodo (senza mobilità) saranno salvaguardate 6.890 persone. Il totale delle risorse sarà così suddiviso: 240 milioni per l'anno 2013; 630 milioni per il 2014; 1.040 milioni per il 2015; 1.220 milioni per il 2016; 1.030 milioni per il 2017; 610 milioni per il 2018 e 300 milioni per il 2019.
Il fronte del “No” – A criticare l’operato del Governo è intervenuto prontamente il Pd, che ritiene assolutamente inaccettabile lasciare anche un solo lavoratore senza tutela. “Noi stiamo facendo una nostra proposta di legge, ci sta lavorando il capogruppo Cesare Damiano” afferma Pier Luigi Bersani. Anche Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd critica il decreto definendolo inadeguato: “L'errore compiuto dal governo nel decreto Salva-Italia va corretto interamente. Nessuno va escluso. L'iniquità profonda e le condizioni drammatiche di centinai di migliaia di uomini e donne vanno affrontate subito. Non possono rimanere nell'incertezza. Le risorse per coprire la spesa vanno trovate attraverso l'innalzamento dell'imposta sui capitali evasi e scudati. Perché si può cancellare il patto con chi ha 40 anni di lavoro alle spalle o 1.200 euro al mese, e non si può rivedere il vergognoso accordo fatto da Berlusconi, Tremonti e Bossi con i grandi evasori per 105 miliardi di euro?”.
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