Considerato il più popolare metodo di estinzione di un prestito personale, la “cessione del quinto” si aggira fra le famiglie italiane dal dopoguerra, quando grazie al “boom” lo stipendio era abbondante e soprattutto certo. In realtà, secondo la storia la formula di prestito risale alla metà dell’Ottocento, quando Vittorio Emanuele II si era messo in testa di offrire ai dipendenti statali la possibilità di ottenere prestiti con modalità agevolate.
E ancora oggi, malgrado certezze & abbondanze siano sempre meno, la cessione del quinto continua ad essere una delle forme di finanziamento fra le più richieste per affrontare momenti di scarsa liquidità o spese improvvise.
Dal 2011 alla prima metà di quest’anno, come certifica “First Cisl”, le richieste da parte di dipendenti pubblici e privati, ma anche di pensionati, sono letteralmente raddoppiate, passando da un totale di 10,2 a 18,3 miliardi grazie alla discesa dei tassi di interesse e ad una serie di vantaggi non da poco: oltre alla facilità di estinzione in qualsiasi momento, il tasso di interesse è fisso per l’intera durata del prestito e la rata viene trattenuta direttamente dallo stipendio o la pensione.
La durata massima di rinuncia al quinto dello stipendio è fissata in 10 anni (120 mesi), mentre non c’è limite all’importo finanziabile, che è ovviamente legato alla capacità di rimborso del richiedente. È comunque obbligatorio accompagnare la richiesta con un’assicurazione che copra il rischio morte o quello della perdita improvvisa dello stipendio, che può essere decurtato per un massimo del 20%, ed è rinnovabile solo dopo aver pagato almeno il 40% delle quote, anche se non esistono obblighi di proseguire con la stessa banca, affidandosi ad istituti che applicano condizioni migliori. In più, l’art. 43 del DPR n. 180/1950 prevede che in caso di cessazione dal lavoro prima che sia estinta la cessione, scatta in automatico la traslazione dell’importo sulla pensione.
In forza del calo dei tassi di interesse nel terzo trimestre di quest’anno, con il dato migliore assestato sul 4,52% per i lavoratori del settore pubblico e il 5,95% per privati e pensionati, la cessione del quinto si conferma ancora come la formula più conveniente rispetto al prestito classico: secondo l’Osservatorio di “Segugio.it”, il 49,6% delle domande arriva da lavoratori del privato, seguiti dai dipendenti pubblici (31,8%) e dai pensionati (18,6%). Al Nord, la forma di prestito prevale nel settore privato (58,4%), mentre fra Sud e Isole il bilancio è quasi in pari, con il 38,5% dal privato e il 40,1% dal pubblico. Guardando all’inquadramento di chi richiede un finanziamento, nel 73,6% dei casi si tratta di dipendenti con contratto a tempo indeterminato, il 5,8% con contratto a termine e nel 10,9% dei casi il mix è rappresentato da lavoratori autonomi.
Scendendo nel dettaglio, l’Osservatorio di Segugio.it ha analizzato anche i motivi che spingono a richiedere il prestito con cessione del quinto: svettano problemi improvvisi di liquidità (29,3%), seguiti dall’acquisto di auto (20,5%), spesa per cui il prestito oscilla in media sui 18mila euro, mentre per le ristrutturazioni di casa la cifra finanziata supera mediamente di poco i 12mila euro. Nella classifica entrano anche le spese di arredamento e i viaggi.
Secondo Riccardo Colombani, segretario generale First CISL, è “Opportuno uno sguardo attento e responsabile riguardo ai prestiti legati alla cessione del quinto, soprattutto quando correlati al consumo, in quanto potrebbero rappresentare la spia di grandi difficoltà nel soddisfacimento dei bisogni primari delle famiglie”.