30 gennaio 2025

Arriva un correttivo per i redditi bassi senza cuneo fiscale

Il governo ammette una “svista” dell’ultima manovra che invece di aiutare, ha penalizzato chi guadagna di meno eliminando i 1.200 euro dell’ex bonus Renzi-Conte

Autore: Germano Longo
Doveva essere un aiuto alle famiglie italiane, riducendo le imposte che pesano come macigni sugli stipendi dei lavoratori; invece, la trasformazione del taglio del cuneo da contributivo a fiscale si è trasformata in un cannone puntato per sbaglio verso chi si cercava di tutelare: i redditi più bassi.

La denuncia è partita dalla Cgil, secondo cui i contribuenti con reddito molto basso, quest’anno perdono per strada l’ex bonus Renzi-Conte da 1.200 euro, pari a 100 euro al mese, chiamato “trattamento integrativo”. Questo perché nel passaggio da contributivo a fiscale del taglio del cuneo sono diventati incapienti, quindi esclusi dalle detrazioni.

“La maggior parte dei redditi sotto i 35mila euro perde qualcosa, ma tra 8.500 e 9mila euro viene a mancare l’intero trattamento integrativo da 1.200 euro – spiega Christian Ferrari, segretario confederale - un’ingiustizia intollerabile. Chiediamo al governo che si ponga immediatamente rimedio. Stiamo parlando di quasi due mesi di salario in meno per lavoratori e, soprattutto lavoratrici poveri, che già vivono in una condizione di precarietà che il governo non solo non vede, ma contribuisce ad aggravare”. Un errore di valutazione confermato anche da uno studio Caf Acli, che ironicamente definisce una sorta di effetto di “Robin Hood al contrario” le misure introdotte dal governo, che portano benefici in busta paga solamente i lavoratori con redditi superiori ai 35mila euro, in alcuni casi con 1000 euro netti in più.

Una “svista”, chiamiamola così, che la sottosegretaria al Mef Lucia Albano, in audizione in commissione finanze alla Camera, ha ammesso aggiungendo che “L'eventuale estensione del trattamento integrativo ai soggetti con una retribuzione lorda tra 8.500 e 9.000 euro sarà oggetto di un’attenta valutazione”, a conferma dei rumor dei giorni scorsi, che parlavano dei tecnici del Mef al lavoro su un correttivo d’urgenza. La sottosegretaria minimizza, parlando di “Un numero assai limitato di soggetti e di una platea che normalmente cambia composizione ogni anno per motivi legati a dinamiche reddituali e del mercato del lavoro, difficile da inquadrare in una specifica categoria di contribuenti”.

Secondo l’Inps si tratterebbe di circa 266mila i lavoratori dipendenti (con l’aggiunta di agricoli e lavoratori domestici) con un contratto annuale compreso tra 5 e 10mila euro, di cui 188mila (71%) rappresentati da donne.

La valutazione, prosegue la sottosegretaria, “Dovrà tenere conto anche della possibilità che di questa estensione beneficerebbero non solo i contribuenti che rientravano in quella fascia di retribuzione nel 2024”, ma anche chi si troverà nella medesima fascia nei prossimi anni. “L’estensione del trattamento integrativo mediante una modifica dei suoi criteri di spettanza, pertanto, sarà esaminata nell'ambito di un processo mirato a un maggior sostegno per i lavoratori a più basso reddito piuttosto che per compensare gli effetti di misure temporanee”.

Tecnicamente, l’errore si annida nel modo in cui viene applicato il bonus: nel 2024, il taglio dei contributi era calcolato a monte, aumentando l’imponibile fiscale e quindi il reddito disponibile. Con il nuovo sistema, invece, il bonus è calcolato a valle e risulta essere esentasse, il che porta a un imponibile fiscale ridotto per il 2025. Una modifica che ha portato molti lavoratori a diventare “incapienti”, ovvero a guadagnare troppo poco per beneficiare delle detrazioni fiscali, perdendo così il bonus Renzi-Conte di 100 euro al mese.

Al momento, non è bastato un primo tentativo di correzione da parte del governo, che ha ridotto le detrazioni di 75 euro (da 1.955 a 1.880 per redditi sotto i 15.000 euro) per mitigare l’effetto dell’incapienza, e la situazione potrebbe portare ulteriori complicazioni con il conguaglio fiscale, dato che il taglio del cuneo non viene più calcolato esclusivamente sul reddito da lavoro dipendente ma sul reddito complessivo. È proprio alzare la soglia dei 75 euro una delle soluzioni che al momento sembra più praticabile, ma in mancanza di dati precisi sulla platea, che arriveranno in modo preciso solo dopo le dichiarazioni dei redditi, è difficile immaginare a quanto ammontano le coperture necessarie.
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