Lo scorso marzo, l’Antitrust ha inflitto una sanzione di 5 milioni di euro ad “Autostrade per l’Italia SpA” per pratica commerciale scorretta. A cinque mesi di distanza, secondo l’autorità garante della concorrenza e del mercato, la Aspi continua ad ignorare la diffida, costringendo l’Authority a emanare “un procedimento di inottemperanza”.
La società, tornata pubblica dopo la cessione della famiglia Benetton a seguito del crollo del ponte Morandi di Genova e oggi parte della holding “Reti Autostradali”, è stata accusata di “non aver adeguato né ridotto il pedaggio nei tratti in cui si registrano critiche e persistenti condizioni di fruibilità del servizio autostradale con lunghe code e tempi di percorrenza elevati, causati dalle gravi carenze da parte della società nella gestione e nella manutenzione delle infrastrutture che hanno richiesto interventi straordinari per la messa in sicurezza”. Sotto la lente dell’Antitrust si concentravano i tratti autostradali A/16 Napoli-Canosa, A/14 Bologna-Taranto, A/26 Genova Voltri-Gravellona Toce e, per le parti di competenza anche su A/7 Milano-Serravalle-Genova, A/10 Genova-Savona-Ventimiglia e A/12 Genova-Rosignano. Tratti in cui “Si sono registrate importanti riduzioni delle corsie di marcia e/o specifiche limitazioni della velocità massima consentita, con conseguente notevole disagio non solo per i consumatori ma anche per gli autotrasportatori, in termini di code, rallentamenti e significativo aumento dei tempi di percorrenza”.
Nel marzo scorso, la replica della società non si era fatta attendere con l’annuncio del ricorso, mentre ricordava di essere “l’unica concessionaria italiana ad aver attuato iniziative di azzeramento o riduzione dei pedaggi, proprio allo scopo di lenire i disagi degli automobilisti in alcune particolari tratte oggetto di cantierizzazione. Tale riduzione, del tutto volontaria, non vigendo alcun vincolo di legge o concessorio in tal senso, ha comportato finora minori introiti per 77 milioni”.
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