“Siamo l’unica categoria che non lavora da 17 mesi”: è un vero grido di dolore, quello lanciato attraverso la pagina Facebook della SILB-Fipe (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e Spettacolo). “Ci sono intere famiglie che stanno perdendo oltre alla loro dignità lavorativa anche la possibilità di mantenersi e di prevedere un futuro ad oggi drammaticamente incerto”, prosegue il post, seguito da proteste che attraversano l’Italia da nord a sud.
Una denuncia che parte dallo stallo infinito a cui sembra ancora destinato il settore ormai sull’orlo del baratro, che malgrado abbia volontariamente presentato un protocollo rigoroso per garantire la sicurezza a clienti e dipendenti, si vede ancora una volta costretto a tenere chiusi i locali, proprio nel periodo dell’anno in cui le discoteche vanno per la maggiore.
La data per le riaperture, inizialmente fissata al 1° luglio, è slittata al 10, ma sembra sempre più probabile che il governo faccia slittare ancora la decisione, con la possibilità di stanziare risorse che compensino almeno parzialmente i mancati incassi stagionali. Pesa lo scetticismo di parte della comunità scientifica italiana, che anche in funzione dell’incedere della variante “Delta”, considera le discoteche “ambienti tipicamente pericolosi per un virus che si diffonde per via respiratoria”. Per altri invece, al netto di precise linee guida e di accessi consentiti solo a titolari di “Green Pass” o con tampone effettuato nelle 48 ore precedenti, continuare a tenere chiuse le discoteche, al contrario di quanto hanno fatto paesi come Francia, Grecia, Germania, Austria, Svizzera e Spagna, è un errore che penalizza ulteriormente i giovani, a cui si è già chiesto uno sforzo immane durante i mesi peggiori della pandemia. Ma è altrettanto vero che in Spagna si registra un nuovo boom di contagi e che i gestori di diversi locali sono stati costretti alla chiusura a stagione appena iniziata.
“C’è una grande incoerenza nella condotta della situazione da parte delle Istituzioni, e così facendo si alimentano situazioni di non rintracciabilità e abusivismo: con certe decisioni irrazionali viene precluso il nostro diritto costituzionale al lavoro e alla libera impresa e indirettamente si finisce con il favorire l’abusivismo con l’inevitabile dilagare di tanti fenomeni di illegalità”.
“Le discoteche hanno delle linee guida. È vergognoso che lascino chiuse le attività e poi ci siano le piazze piene da fare schifo con musica e assembramenti – denuncia il presidente della Regione Veneto – c’è un intero comparto economico messo alla gogna: non puoi avere un locale chiuso e nella piazza di fronte centinaia di persone, è una presa per i fondelli”.
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