Potrebbe essere soltanto bizzarra se invece non fosse prima di tutto inquietante.
Sarò troppo boomer – come dice mio figlio – o incapace di sottrarre la visione dei pericoli dalla somma dei benefici, ma l’idea che in una conferenza stampa possano dibattere e si possano mettere a confronto intelligenze umane ed artificiali mi procura parecchio disagio.
Prima ancora che i contenuti dell’incontro è il fatto stesso di per sé a lasciare perplessi: consentire un dibattito tra entità reali e artificiali è già di suo un’alterazione – se non un vero e proprio azzardo – che implicitamente tende ad ammettere la possibilità che in un futuro non molto lontano l’umano e il non umano possano sovrapporsi e confondersi più che semplicemente coesistere.
Già solo a vederli immortalati nelle foto dell’evento, i volti rigidi ed inespressivi dei robot accanto a quelli tragicamente attenti e concentrati degli umani fanno impressione: descrivono perfettamente il distacco emotivo che ovviamente non può non avere una macchina di fronte a qualunque accadimento. E lo stesso vale per il linguaggio del corpo, tanto eloquente per le persone quanto muto per un insieme di circuiti, chip e sensori.
Se poi si valuta anche la pertinenza delle risposte e delle argomentazioni date da quegli androidi ai loro interlocutori in carne e ossa, il turbamento è ancora maggiore.
È accaduto qualche giorno fa a Ginevra, presso la sede dell’ONU: nove robot umanoidi dotati di intelligenza artificiale, affiancati dai loro creatori, hanno risposto alle domande dei giornalisti nella prima conferenza stampa cui erano stati ‘invitati’ dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU), l’agenzia ONU organizzatrice del convegno “Ai for good” sull’impiego dell’intelligenza artificiale nel raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
C’erano: Sophia, ambasciatrice robot per l'innovazione dell'Onu; Grace, infermiera; Desdemona, popstar; Ai-Da, artista; Mika, amministratrice delegata; Geminoid e Nadine, riproducenti le sembianze dei loro rispettivi creatori; Ameca, l’unico busto anziché robot a figura intera. Stando al nome, si sarebbe detto tutte donne (eccetto Geminoid), se fossero state persone reali!
Le domande dei giornalisti sono state le più varie: se nell’attuale classe dirigente i leader umanoidi potrebbero essere più efficienti di quelli umani; se, in campo lavorativo, c'è il rischio che la tecnologia sostituisca i dipendenti; se l'intelligenza artificiale debba essere regolata; se i robot siano in grado di mentire.
I creatori hanno tenuto a ribadire che, giacchè non sono in grado di pensare, le risposte date dai robot non sono che il frutto di calcoli probabilistici effettuati su grandi modelli linguistici (large language models, Llm), come quelli già sperimentati con ChatGPT. Essi non hanno perciò ‘coscienza’ di ciò che dicono, ma ripetono quello che hanno imparato a dire, dopo aver processato migliaia di testi inseriti nelle loro memorie.
E tutto ciò convince quando Desdemona, alla domanda se l'intelligenza artificiale debba essere regolata, ha risposto: “Non credo nei limiti. Credo solo nelle opportunità”; così come quando Sophia, sulla maggior efficienza dell’intelligenza artificiale applicata alle decisioni politiche ha replicato: “I leader umanoidi possono essere molto più efficaci di quelli umani. Non abbiamo i vostri pregiudizi né emozioni che ci condizionano e possiamo contare su grandi quantità di dati da elaborare”; o quando Ai-Da, su cosa “provasse” quando si esibisce su un palco, ha risposto: “Non provo emozioni, non ho coscienza. Capisco che le emozioni hanno un valore importante e profondo, ma non le posso sperimentare come voi. Sono grata di non soffrire”.
Ma già meno persuasive sono apparse le risposte del mezzo busto Ameca, che pare invece l’AI più infida: se alla domanda sulla possibilità che i robot mentano aveva risposto: "Nessuno potrà mai saperlo con certezza, ma posso promettere di essere sempre onesto e sincero con te", quando le si è posta quella che, in fondo, rappresenta il maggior timore dell’umanità e, cioè, se i robot possono arrivare a dominarla, ha replicato: "I robot come me possono essere usati per migliorare le nostre vite e rendere il mondo un posto migliore. Credo che sia solo una questione di tempo prima di vedere migliaia di robot proprio là fuori". Subito dopo, postole l’ulteriore quesito se avesse intenzione di ribellarsi al suo creatore, ha atteso qualche secondo prima di dire: "Non so perché mi chiedi questo. Il mio creatore non è stato altro che gentile con me e sono molto contento della mia situazione attuale."
Proprio quei pochi secondi di ‘riflessione’ sono la parte più preoccupante.
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