Sono molti, e uno più complicato dell’altro, i temi sui tavoli della 54esima edizione del “World Economic Forum”, l’evento che dal 1971 raccoglie a Davos, in Svizzera, il gotha e l’élite dell’economia mondiale fra politici, banchieri, finanzieri, intellettuali, economisti e giornalisti.
Quest’anno, dal 15 al 19 gennaio, a Davos sono attesi 2.800 leader per 200 sessioni comuni di lavoro intorno al tema dell’edizione 2024: “Rebuilding Trust”, ricostruire la fiducia.
A farla da padrone, dopo gli anni difficili della pandemia, è il clima di grande incertezza mondiale di fronte a nuove sfide che toccano da vicino il mondo del lavoro, come i rischi connessi allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, e quelli ancora più insidiosi come la delicata situazione geopolitica e geoeconomica dettata dai due conflitti in corso, quello in Ucraina e quello Mediorientale, a cui si aggiungono le più recenti tensioni sul Mar Rosso e le rivendicazioni della Cina su Taiwan.
Non a caso, fra le presenze eccellenti spiccano il presidente ucraino Zelensky, l’israeliano Herzog e il segretario di Stato americano Anthony Blinken, accompagnati dalle parole del presidente del WEF Mirek Dusek, che fra gli obiettivi del Forum ha messo in cima “gli sforzi per evitare un deterioramento e il rischio di nuove escalation”. L’attesa è per domenica 14, quando oltre 70 fra funzionari governativi e diplomatici si riuniranno per mettere nero su bianco quante più opzioni possibili che portino alla pace sui due fronti.
L’altro tema caldo, come accennato, è la marcia inarrestabile dell’IA, una vera sfida da cui dipende il futuro di centinaia di lavori e professioni che rischiano di essere spazzate via dalla potenza imbattibile delle nuove frontiere del web.
Un fronte di discussione che oltre al ministro del MEF Giorgetti, in rappresentanza dell’Italia, può contare sulla presenza del segretario generale dell’Onu Gutierrez, ancora del presidente francese Macron, la presidente UE Von Der Layen, il premier olandese Rutte, lo spagnolo Sanchez e quello cinese Li Qiang.
Ma non sono meno scottanti gli altri punti all’ordine del giorno, come il quadro economico globale, reso più complicato dai tassi d’interesse mutevoli e l’aumento del debito. Ad aprire i tavoli di confronto le parole Jeremy Jurgens, direttore generale del WEF: “Quest’anno ci aspettiamo una crescita del 2,9%, che quantomeno significa un incremento dell’economia, anche se potrebbe fare molto meglio”. L’evento chiave è previsto mercoledì 17, in una riunione a porte chiuse a cui parteciperanno oltre 100 fra presidenti e amministratori delegati di mercati, banche, assicurazioni e asset management.
Ad anticipare i lavori del WEF 2024 di Davos è il “Global Risk Report” presentato a Londra e stilato da Zurich Insurance Group e Marsh McLennan basandosi sulle opinioni e i timori di oltre 1.400 esperti di rischi globali.
E le previsioni non sono esattamente buone: per il 30% degli interpellati il rischio di “un’alta probabilità di catastrofi globali” nei prossimi due anni è altissimo, ma spostando l’asticella sui 10 anni la percentuale di rischio sale al 66%. “I rischi dei cambiamenti climatici, un ordine globale instabile, l’insicurezza e l’incertezza economica accelerano lo sviluppo dei pericoli legati a misinformazione e disinformazione”, spiega Saadia Zahidi, managing director del WEF.
Il report si chiude con un invito al leader mondiali di ripensare in modo radicale a come affrontare i rischi globali aumentando la cooperazione internazionale. “Sarà necessario un impegno costante per costruire la resilienza a livello organizzativo, nazionale e internazionale, nonché una maggiore cooperazione tra settore pubblico e privato per muoversi in questo panorama di rischio in rapida evoluzione”, ha dichiarato Carolina Klint, Chief Commercial Officer, Europe, Marsh McLennan.