Stando alle stime elaborate dall’OECD e comunicate ai ministri delle finanze dei rispettivi Stati, la Global Minimum Tax del 15% sottoscritta solo pochi giorni fa da 130 giurisdizioni che compongono il 90% del fatturato mondiale dovrebbe essere capace di generare 150 miliardi di entrate aggiuntive all’anno.
“Poiché l'effetto combinato della globalizzazione e della digitalizzazione ha causato distorsioni e disuguaglianze – si legge nella relazione - il sistema fiscale internazionale vecchio di un secolo non è più adatto a queste crescenti sfide, che possono essere affrontate efficacemente solo attraverso una soluzione concordata a livello multilaterale […] In questo momento cruciale per assicurare una forte ripresa economica, il pacchetto a due pilastri fornirà un sostegno indispensabile ai governi che hanno bisogno di raccogliere le entrate necessarie per risanare i loro bilanci e le loro finanze, investendo nel contempo nei servizi pubblici essenziali, infrastrutture e nelle misure necessarie per contribuire a ottimizzare la forza e la qualità della ripresa post-COVID”.
Una misura necessaria che permette in modo particolare agli Stati in via di sviluppo con pochi margini di manovra a livello fiscale e con pesantissimi debiti pubblici di fare cassa per finanziare la spesa pubblica.
Si tratta dell’ennesimo provvedimento volto a colpire la vendita di beni e servizi venduti attraverso piattaforme digitali.
Dal 2020, in Italia è in vigore una tassa del 3% sui servizi digitali con proiezioni di gettito di 5,5 milioni di euro annui che deve essere corrisposta da chi realizza un ammontare di ricavi non inferiore ai 750.000.000 euro e un ammontare di ricevi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello Stato non inferiore a 5.000.000 Euro.
Insieme all’Italia solo altri 6 paesi in Europa hanno ad ora adottato misure simili.
Secondo indiscrezioni, la Commissione Europea starebbe invece accelerando i tempi per fare in modo che in Europa sia implementata una tassazione dello 0.3% sulla vendita di beni e servizi da parte di aziende che operano nell’Unione Europea con un fatturato annuo non inferiore ai 50 milioni euro.
Una misura che cosi pensata non piacerebbe affatto a Washington e che verrebbe commisurata sul fatturato anziché sui profitti come nel caso della Global Minimum Tax.
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