Forse non esiste parametro peggiore della ricchezza, quando si parla di disuguaglianze: secondo un’analisi diffusa da “Oxfam”, nota confederazione internazionale di organizzazioni No-profit, in un decennio appena (dal 2013 al 2023), la ricchezza dell’1% più facoltoso del pianeta è cresciuta di 42mila miliardi di dollari, ovvero 34 volte di più del 50% che resta povero e senza speranze. Secondo il focus, la ricchezza media dei super ricchi è salita di quasi 400mila dollari, mentre una persona che rientra nel 50% più povero del globo di 335 dollari, pari a 9 centesimi al giorno.
Da qui, la richiesta di nuovi standard per definire un fisco più equo che si concentri maggiormente proprio quell’1% di iper-fortunati, accompagnata da 1,5 milioni di firme finora raccolte in tutto il mondo. Per divulgare la ricerca, Oxfam ha scelto il G20 dei Ministri delle Finanze ospitato a Rio de Janeiro, iniziato con a richiesta avanzata dal Brasile, Paese presidente di turno, e pienamente appoggiata da Sudafrica, Francia e Spagna: una tassa sui super ricchi, quelli che paradossalmente - denuncia Oxfam – al contrario di quanto si possa immaginare sono sempre meno tassati.
Per gli esperti, il G20 di Rio è una sorta di termometro utile per misurare il grado di unità di intenti dei Paesi che fanno parte del forum di fronte a fenomeni prossimi e già previsti come lo spostamento di patrimoni verso i giovani da parte della generazione dei Baby Boomer, un passaggio delicatissimo e da guardare con grande attenzione che il “Financial Times” ha stimato in 90 trilioni di dollari.
Ma il punto cruciale del G20 è tutto nell’esigenza sempre più sentita di tassare i pochi che detengono ricchezze perfino difficili da valutare seguendo il principio della redistribuzione o quello di finanziare lo Stato sociale, la transizione ecologica o ancora quella digitale. Lo stesso Joe Biden, fresco di rinuncia alla candidatura, nei suoi ultimi 6 mesi da presidente americano ha deciso di lasciare il segno, proponendo un’aliquota minima del 25% per tutti i patrimoni che superano i 100 milioni di dollari. Non è da meno Bruxelles, dove sono già state raccolte 200mila firme per istituire un’imposta patrimoniale per i super ricchi riutilizzando i proventi per finanziare e velocizzare la transizione verso un’Europa più ecologicamente rispettosa. Stesso tipo di ispirazione nata dopo la pubblicazione dell’UE Tax Observatory sull’evasione fiscale, accompagnata dalla proposta di un minimum tax annuale del 2% su tutti i patrimoni che superano il miliardo di euro.
“La richiesta di aumentare le imposte sui più ricchi è sostenuta da una parte consistente dell'opinione pubblica mondiale - commenta Misha Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia - preoccupati e indignati, i cittadini reclamano sistemi fiscali più equi, un’azione più incisiva contro la crescente concentrazione di ricchezza e potere al vertice della piramide sociale, risorse certe e adeguate per contrastare l`avanzamento della povertà, l’ampliamento dei divari economici e la crisi climatica in corso. A fronte di una simile richiesta di maggiore giustizia distributiva c’è da chiedersi se i governi del G20 mostreranno volontà politica e decideranno di cooperare su misure coordinate di tassazione degli ultra-ricchi o se invece, malauguratamente, preferiranno mantenere l’attuale iniquo status quo. Negli ultimi 40 anni, i miliardari globali hanno, in media, versato su base annua agli erari l'equivalente dello 0,5% del valore dei propri patrimoni, che nello stesso periodo hanno registrato un rendimento nominale annuo lordo del 7,5%. Negli ultimi 4 decenni, inoltre, la quota di reddito nazionale dell'1% dei percettori di redditi più elevati nei Paesi del G20 è cresciuta del 45%, mentre l'aliquota massima dell'imposta sui redditi (nella media del G20) si è ridotta di circa un terzo”. Secondo le stime di Oxfam, nei Paesi del G20, per ogni dollaro di entrate fiscali, meno di otto centesimi derivano da imposte sulla ricchezza.
Per chi ama i nomi, secondo i calcoli di “Forbes”, a primeggiare nella pattuglia dei più ricchi del mondo svetta Elon Musk, il fondatore di Tesla, che può guardare al futuro con discreto ottimismo grazie ad un patrimonio stimato in 232 miliardi di dollari. Seguono a ruota il patron di “Amazon” Jeff Bezos (poco più di 200 miliardi), la famiglia Bernard Arnault, che non sbaglia un colpo fra moda e lusso (179,6 miliardi), il ceo di Oracle Larry Ellison (171,2 miliardi) e il padre di Facebook Mark Zuckerberg, il più “povero” del club - si fa per dire - con 162,5 miliardi sul conto corrente. Praticamente uno straccione.