Il “digital divide”, o divario digitale, è il dato che comunemente divide in due chi ha accesso a internet e chi invece no. Un parametro fondamentale nella corsa alla globale digitalizzazione che mostra la disuguaglianza nell’uso alle nuove tecnologie e in genere traccia una netta linea di demarcazione mondiale fra i Paesi più sviluppati e quelli che tentano di risollevarsi.
In genere, appunto, perché senza andare molto lontano, in Italia – quinta potenza mondiale – esistono abbondanti sacche della popolazione in cui la banda, larga o ultralarga che sia, rimane un miraggio. Se al nord la situazione è bene o male allineata a quella Europea, soprattutto nel sud la carenza di infrastrutture ostacola lo sviluppo economico di aziende costrette a confrontarsi con mercati sempre più digitalizzati, senza contare le difficoltà all’accesso all’informazione e ai servizi offerti dalla rete, che vanno da quelli più ludici a quelli fondamentali come la telemedicina.
Proprio per tentare di ridurre il divario digitale e nella speranza di riuscire a introdurre almeno un computer in ogni nucleo familiare, strumento ormai necessario per l’educazione, lo studio, il lavoro, il tempo libero, ma fondamentale anche poter accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione, nasce il “Bonus computer 2024”, ovvero un contributo di 300 euro erogato dal MIMIT una sola volta e destinato alle famiglie più in difficoltà con Isee non superiore a 20mila euro in cui vivano studenti iscritti alle scuole superiori o a qualsiasi tipo di facoltà universitaria. Il bonus va considerato per l’acquisto di computer fisso o portatili, nuovi o usati, di qualsiasi marchio, modello e potenza, ma non contempla gli accessori come stampanti, software e scanner.
Il bonus va richiesto attraverso l’app “IO”, compilando l’apposita sezione in cui indicare codice fiscale, Isee, Iban e copie dei documenti di identità. Il ministero non ha ancora comunicato la data di attivazione.
All’agevolazione per l’acquisto di un computer si aggiunge il Bonus Internet 2024, ovvero 400 milioni di euro stanziati dal MIMIT e distribuiti su base regionale (con l’80% destinato al Sud) che equivalgono a 100 euro annui (gestiti attraverso la società in-house Infratel) ed inseriti nella fase due del “piano voucher per l’incentivazione della domanda di connettività in banda ultralarga delle famiglie”. Dopo l’esperimento simile tentato alla fine del 2020, che tuttavia prevedeva una soglia di Isee massima di 20mila euro, e rimasto per buona parte inutilizzato, si tratta del secondo tentativo del Governo di investire nel futuro digitale dell’Italia con l’obiettivo di dare vita ad una società più connessa, inclusiva e resiliente.
Questa volta, a beneficiarne sono tutti i nuclei familiari che non dispongono di alcun servizio di connettività, ma anche a quanti hanno connessioni più lente di 30 Mbit/s e ancora chi ha intenzione di passare alla fibra con abbonamenti da almeno 300 Mbit/s.
Il bonus, cumulabile con altri incentivi a patto di non superare i limiti stabiliti per i benefici economici e trasferibile in qualsiasi momento in caso di cambio di abbonamento, è erogato a domanda come sconto della durata di 24 mesi applicato al costo di attivazione ai canoni, ma include anche il CPE (Customer Premises Equipment), ovvero il terminale elettronico necessario per la connessione.
Per meglio capire lo stato di connettività della propria area è possibile consultare il sito di Infratel che illustra la mappa interattiva dei cantieri e spiega che “Dall’avvio operativo del Piano Banda ultra larga sono in totale 5.716 i comuni in commercializzazione (3.985 in più del 2020), 3.6665 i comuni collaudati positivamente (+3039) e 9.349 i cantieri aperti, ben 5.643 in più rispetto al dicembre 2020”. Anche in questo caso, all’appello manca soltanto la data di scadenza della domanda.
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