3 aprile 2025

Fisco, Meta rifiuta di saldare 887 milioni: LinkedIn e X nel mirino. L’Iter è ancora lungo

La gestione dei social media e l'IVA, tra dubbi sulla qualificazione dello scambio di dati come permuta fiscale.

Autore: Martina Giampà
Tra i dazi di Trump e l’instabilità economica, l’Italia chiede 1 miliardo a Meta, X e LinkedIn per IVA non versata. Queste somme coprono l’intero periodo d’indagine, dal 2015 al 2022, ma l’avviso di accertamento notificato riguarda esclusivamente gli anni 2015 e 2016.

Mark Zuckerberg rifiuta di saldare i conti con il Fisco italiano, il tempo è scaduto ma questo non significa che lo siano anche le possibilità di trovare un accordo.

La visione dell’Italia

L’Italia ha una visione interessante e a suo favore ma allo stesso tempo particolarmente insidiosa per gli altri componenti dell’Unione europea, vediamo perché.

La questione sollevata è del tutto innovativa riguardo all’Iva e si basa sull’idea che l’uso dei social possa essere considerato una “permuta” in cui gli utenti scambiano i loro dati personali per l’accesso ai servizi. Seguendo questa linea, le registrazioni degli utenti sulle piattaforme dei social network dovrebbero essere imponibili perché avviene un vero e proprio scambio: l’utente può iscriversi in cambio dei suoi dati personali. Meta ha sempre rifiutato questa interpretazione.

Perché tutto questo può incidere su tutta l’UE?

La questione ha implicazioni non solo per l’Italia, poiché l’IVA è un’imposta applicabile a quasi tutti i beni e servizi acquistati e utilizzati nell’Unione Europea. Sebbene esista una normativa UE, l’applicazione dell’IVA può variare da un paese all’altro.

Secondo esperti intervistati da Reuters nei giorni scorsi, l’impatto di questa interpretazione potrebbe riguardare numerose aziende che offrono accesso ai loro servizi online solo dopo che l'utente ha accettato i cookie di profilazione.

Cosa potrebbe accadere

Meta ha specificato già da tempo di aver pienamente collaborato con le autorità in merito ai loro obblighi per il rispetto della legislazione locale e dell’Unione Europea. La società, inoltre, è fortemente in disaccordo con l’idea che la fornitura di accesso alle piattaforme online agli utenti debba essere soggetta a IVA.

Nel concreto il colosso di Zuckerberg ha 15 giorni dalla notifica degli accertamenti definitivi per chiedere una “adesione” al Fisco, che sospenderebbe i termini per fare ricorso. Se decide di farlo, avrebbe tempo fino a metà luglio per cercare di risolvere la questione o avviare il ricorso. Se, viceversa, Meta rifiuta di dialogare con il Fisco potrebbe andare direttamente in tribunale, presentando ricorso entro 60 giorni. Inoltre, se la questione riguardasse interpretazioni della Legge europea, potrebbe finire davanti la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

In sintesi, Meta ha diverse opzioni per risolvere il caso, ma la situazione rimane complessa e potrebbe avere ripercussioni anche a livello europeo, soprattutto riguardo alla nuova interpretazione dell'IVA applicata ai social media.
 © FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy