10 ottobre 2024

È nato il centro europeo per le controversie con i social media

Si chiama “Appeals Centre Europe”, ha sede a Dublino ed entro la fine dell’anno inizierà ad occuparsi delle controversie tra gli utenti e i colossi dei social. Fra i compiti combattere la disinformazione e bloccare i messaggi di odio e violenza

Autore: Germano Longo
I “social network”, modo assai tecnologico per comunicare passando attraverso piattaforme online, sono entrati in maniera dirompente nelle nostre esistenze nel 2003 con l’avvento di “Facebook”, creatura del giovane studente di “Harvard” Mark Zuckerberg che insieme ad alcuni amici anni prima aveva sviluppato una sorta di album interattivo degli studenti universitari, senza minimamente immaginare che una goliardata o poco più sarebbe diventato un fenomeno di massa dalle proporzioni immense.

A più di vent’anni di distanza, i social sono ormai così tanti e variegati da aver dato vita tanto a nuovi mestieri quanto a business miliardari, ma portandosi appresso in modo inevitabile anche problemi che spesso sfociano in questioni sospese tra legalità e moralità difficili da risolvere. A mancare, ripetono gli esperti da anni, è un organismo che abbia il compito di supervisionare i contenuti e soprattutto il potere di dirimere le questioni e per finire arbitrare le controversie con i colossi dei social su cui a volte perfino la giurisprudenza ordinaria si trova in affanno.
Un vuoto che l’8 ottobre, pochi giorni fa, l’Unione Europea ha deciso di colmare dando ufficialmente il via ad “Appeals Centre Europe”, un organo di risoluzione extragiudiziale delle controversie istituito nell’ambito del “Digital Services Act” europeo e sostenuto da “Meta Platforms’ Oversight Board Trust”, che per cominciare dovrà “decidere in modo equo e imparziale i casi relativi a Facebook, TikTok e YouTube”. In pratica, una commissione d'appello indipendente composta da un team di esperti che entro 90 giorni dovrà dare risposte ai casi che vedono uno di fronte all’altro le aziende proprietarie dei social media e i loro utenti europei in merito ai contenuti pubblicati sulle rispettive piattaforme, mettendo finalmente regole, limiti e paletti ai contenuti illegali ma anche alla disinformazione che da troppo tempo regna in modo imperante creando non pochi problemi sociali.

Thomas Hughes, ex capo del comitato di supervisione, sarà l'amministratore delegato del nuovo organismo, con sede a Dublino, che dovrebbe iniziare ad accettare i primi casi entro la fine dell'anno: “Si tratta di un momento di svolta epocale: per prima la prima volta, gli utenti dei social media che fino a oggi avevano opzioni limitate per contestare le decisioni delle piattaforme, potranno appellarsi all’organismo per dirimere un’ampia gamma di controversie, compreso chiedere di eliminare contenuti che includano incitamento all’odio e alla violenza o altri casi ritenuti inaccettabili”.

L’obiettivo è chiaramente costringere i colossi social ad un impegno maggiore verso il contrasto ai contenuti illegali, anche per evitare il rischio di sanzioni che in base al nuovo regolamento possono arrivare al 6% del fatturato globale.

Il comitato di supervisione di Meta Platforma Incs. (proprietaria di Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger), spesso descritto come un tribunale superiore per le decisioni di moderazione dei contenuti dell'azienda, ha scelto di sovvenzionare la nascita del nuovo organismo, passo successivo alla nascita del proprio comitato di supervisione nato nel 2020 e dotato di un fondo fiduciario pari a 130 milioni di dollari. La commissione ha il potere di annullare le decisioni del colosso di Menlo Park in materia di moderazione dei contenuti e il proprio raggio d’azione supera addirittura quello dello stesso Zuckerberg, tenuto ad attenersi alle decisioni.

Una volta istituito, l’Appeals Centre Europe vivrà grazie ad una tassa nominale di 5 euro a carico degli utenti per ogni segnalazione, rimborsata in caso di vittoria del ricorso, mentre le aziende pagheranno circa 100 euro per ogni caso in cui sono chiamate in causa. “Tutto questo mette nelle mani dei singoli utenti la possibilità di contestare le decisioni prese in merito ai loro contenuti e a quelli che vedono online”.

Ma anche l’Appeals Centre Europe ha dei limiti: non potrà ad esempio imporre alle piattaforme online di partecipare alle controversie. Potranno liberamente decidere se intervenire o starne fuori.
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