Un anno fa, la Camera bassa del Parlamento del Texas votava all’unanimità un disegno di legge per introdurre una tassa annuale destinata ai proprietari di auto elettriche, nella speranza di compensare il calo degli introiti fiscali persi con la graduale scomparsa delle vetture diesel e a benzina in circolazione.
Sembrava una delle solite “americanate”, quelle sparate un po’ grossolane ed esagerate di cui gli States sono maestri, i soli a poter pensare di tassare anche chi ha immolato più denaro per acquistare un’auto elettrica e fare la propria parte verso l’ambiente. Un assurdo, dicevamo sorridendo.
Un anno dopo, proprio in queste ore, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dimostrato che l’America non è poi così lontana, specie quando si tratta di tasse. In collegamento con l’Automotive Dealer Day ospitato alla Fiera di Verona, il titolare del dicastero di Via XX Settembre ha gelato la platea: “Bisogna considerare l’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici. Pensate all'effetto che avrà l'elettrificazione sullo spostamento delle accise del carburante alle nuove forme di alimentazione. E non si tratterà solo di una riduzione del gettito ma di una significativa traslazione. Un ambito su cui il Mef ha già iniziato a lavorare anche in considerazione dell'aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici: è in corso una riflessione del governo sulla necessità di tenere presente l'evoluzione delle basi imponibili sulla base della trasformazione del sistema economico”.
In base ai dati di “Quintegia”, società che organizza l’Automotive Dealer Day, nel 2022 il carico fiscale del comparto automobilistico ha raggiunto i 71 miliardi di euro, equamente divisi in 31,9 dei carburanti, 55 derivanti dalle spese di utilizzo del veicolo e altri 12,3 incassati dall’Iva su manutenzioni, ricambi e pneumatici. In pratica, tra imposte dirette e indirette, nelle casse dello Stato finisce circa il 60% di quanto gli italiani spendono alla pompa ogni qual volta sono costretti a fare benzina. Mentre dai risultati di uno studio ancora precedente de “LaVoce.info”, aggiornato al 2019, le accise sui carburanti hanno portato nelle casse dei Paesi UE ben 170 miliardi di euro, di questi 26,2 riferiti all’Italia, terzo Stato europeo per guadagni.
Ma nel suo intervento Giorgetti ne ha per tutti, a cominciare dall’UE che, “risponde alle politiche industriali di Usa e Cina con un massiccio dispiegamento di sussidi per le automotive: anziché puntare esclusivamente sulla regolamentazione deve cambiare strategia partendo dalle clausole di revisione dei regolamenti del settore, affrontando questo passaggio con realismo per ridisegnare il percorso. L’automotive deve entrare nei pilastri della politica per la competitività UE, da finanziare con nuovi strumenti di capacità fiscale europea oltre il Pnrr, oggi invece è l’emblema di come non si sono fatte politiche industriali europee negli ultimi 10 anni. Con questo, nessuno mette in discussione gli obiettivi della transizione energetica e la decarbonizzazione dei trasporti, ma la serietà degli obiettivi imporrebbe una strategia organica, mentre i target di elettrificazione al 2035 non stanno dispiegando effetti risolutivi né sulla domanda né sull'offerta di veicoli elettrici”.
Tornando alla questione del come tassare le auto elettriche, il problema non riguarda solo il Texas e l’Italia, ma un po’ tutto il mondo, a cominciare dall’Europa. In Norvegia, Paese dalla forte coscienza ecologica dove il parco auto elettrico circolante supera abbondantemente il 20%, ha già deciso di reintrodurre l’Iva, finora azzerata, sull’acquisto di modelli nuovi, mentre è allo studio anche la reintroduzione del bollo. Dal 1° gennaio scorso la Svizzera, per scongiurare un buco nelle casse erariali valutato in 3,12 miliardi di euro entro il 2030, ha definitivamente cancellato l’esenzione dell’imposta per le vetture elettriche. E siamo solo all’inizio: il meglio deve ancora arrivare.
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