20 settembre 2024

L’Italia vuole prorogare lo stop alle auto diesel e benzina

Il Ministro Urso pronto a chiedere di anticipare all’inizio del prossimo anno la tappa di valutazione intermedia del “Green Deal UE”, prevista per il 2026

Autore: Germano Longo
Uno dei punti più controversi del “Green Deal UE”, il cosiddetto Patto Verde Europeo, ovvero l’insieme delle iniziative che hanno come obiettivo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, riguarda la tappa intermedia del 2035, quando entro i confini europei saranno definitivamente bandite le auto diesel e a benzina. Un pacchetto di misure che nel 2019 aveva spinto la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen a paragonare l’importanza del patto verde allo sbarco dell’uomo sulla Luna.

Una road map che fin dall’inizio ha alzato il livello di malumore dell’Italia, decisa a chiedere uno slittamento della data per mettere al riparto un comparto produttivo di cui il nostro Paese è un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.

Il Ministro del Mimit Adolfo Urso ha già annunciato che nel corso del vertice del settore in programma in Ungheria il 25 settembre prossimo, presenterà la richiesta formale di anticipare alla prima parte del prossimo anno la valutazione intermedia sulle norme prevista per il 2026.

“Bisogna agire subito perché tenere il comparto nell’incertezza sul futuro per ancora due anni significa bloccare completamente gli investimenti - ha affermato il Ministro - l’auto non è un problema italiano, è europeo, e il Green Deal così come è stato disegnato è fallito: l’industria europea è al collasso e non riesce a raggiungere i suoi obiettivi senza importanti risorse pubbliche”.
Gli esempi, ha aggiunto Urso, non mancano, a cominciare da quanto sta accadendo in Germania, dove il colosso Volkswagen ha annunciato per la prima volta nella sua storia centenaria la chiusura di ben due stabilimenti. “Se non vogliamo che gli operai invadano le strade delle capitali europee così come hanno fatto recentemente gli agricoltori, è necessario rivedere tempistiche e modalità per il percorso verso l’elettrico”.
Alle parole del Ministro Urso si sono uniti i titolari di altri dicasteri, che pur non alzando muri invalicabili contro il Green Deal UE, chiedono una revisione delle tempistiche e soprattutto norme che non aggiungano altre difficoltà alla filiera dell’automotive, in debito d’ossigeno ormai da tempo.

“Non siamo solo noi a esplicitare qualche dubbio sul tutto elettrico dal 2035 – ha tuonato il vicepremier Salvini dal palco del forum di Cernobbio - adesso se n’è accorta anche la Germania e quindi immagino che saremo più fortunati. Il Green Deal lo fai con il cambio di modalità operativa e lavorativa”. Dello stesso tenore le parole del Ministro dell’Energia Gilberto Pichetto Fratin, che ha definito la decisione “Assurda e dettata da una visione ideologica”.

E inevitabilmente, al fianco della posizione del Mimit si schierano le associazioni di categoria, preoccupate dall’impatto che potrebbero avere le decisioni prese a Bruxelles. Per Matteo Cimenti, presidente di Assogasliquidi-Federchimica, “La decisione europea di “puntare su di un unico vettore per il futuro e imporre per legge il divieto di produzione delle auto a motore endotermico è un errore e ben venga la scelta del governo italiano di avanzare una proposta formale per modificare le scelte già prese. Stiamo vivendo un’emergenza che comincia ad avere effetti sociali notevoli, e ha ragione il ministro Urso: non è possibile attendere il 2026 per effettuare una revisione di questa strategia che sta producendo effetti negativi per l’Europa. La revisione del bando ridarebbe slancio a un settore vitale dell’economia europea e consentirebbe all’industria di investire in ricerca”.

Ma c’è di più, come ha sottolineato Luca De Meo, Ceo del gruppo Renault e presidente dell’Acea (European Automobile Manufactures Association), perché a causa della contrazione delle vendite di veicoli elettrici, l’industria automobilistica europea potrebbe essere costretta a pagare multe salatissime, visto che dal 2025 la UE imporrà ai costruttori un limite massimo di emissioni medie sui nuovi veicoli 94 gr. di CO2/km rispetto ai 116 di quest’anno. “Se i veicoli elettrici resteranno al livello attuale, l'industria europea potrebbe dover pagare 15 miliardi di euro di multe o rinunciare alla produzione di oltre 2,5 milioni di veicoli”.
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