17 aprile 2025

Gli italiani hanno molte risorse ma scelgono di non spendere

Propensione al risparmio incide sui consumi delle famiglie italiane. Pil al ribasso per il 2025 – 2026 ma trend positivo per il settore del turismo

Autore: Lucia Giampà
Alla ripresa economica continua a mancare un apporto incisivo dei consumi.

È il dato che emerge dall’analisi “La questione dei consumi” condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio e presentata nella conferenza stampa che ha aperto a Roma i lavori della ventiquattresima edizione del Forum “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”.

I dati

Il potere di acquisto sta crescendo più della spesa reale delle famiglie italiane e, di pari passo, anche la propensione al risparmio, tradotto: gli italiani hanno più risorse ma scelgono di non spendere. Analizzando i dati, la spesa pro capite dei residenti pari a 21mila euro nel 2024, pur essendo in recupero rispetto al 2020, nemmeno nel 2026 tornerà ai livelli del 2007 pari a 21mila 600 euro. Un comportamento, da parte dei consumatori, dovuto anche dal ricordo di decenni di bassa crescita seguite crisi improvvise e di paure legate al boom dell’inflazione del 2022.

La posizione del turismo

Il settore del turismo rappresenta una controtendenza e si conferma una leva fondamentale. Dati alla mano, dal 1990 ad oggi le presenze turistiche nel nostro Paese sono triplicate ed è proprio grazie alla spesa dei turisti stranieri che il trend dei consumi è in crescita.

Debolezza dei consumi: le cause

La debolezza dei consumi è dovuta, inevitabilmente, alle basse dinamiche di redditi e salari, che sono tra i più bassi a livello europeo soprattutto a causa di una produttività del lavoro molto più bassa. Per essere più precisi, considerando il costo della vita, il potere d’acquisto degli stipendi italiani è più basso del 26,5% rispetto a quello tedesco e del 12,2% in relazione a quello francese.

Crescita del Pil: previsioni al ribasso

Il quadro delineato spinge Confcommercio a rivedere al ribasso le previsioni di crescita del Pil per il 2025 (+0,8%) e il 2026 (+0,9%). Delle stime dovuta a diversi fattori: l’incertezza legata ai dazi, l’instabilità dei mercati finanziari e il timore di una perdita di ricchezza. Tuttavia, anche se di poco, si tratta di stime più ottimistiche rispetto a quelle delineate dal governo.

Cambiamento modelli di consumo

In ultima battuta, l’analisi dell’Ufficio Studi si focalizza sui cambiamenti dei modelli di consumo negli ultimi vent’anni, che confermano il fenomeno della “terziarizzazione” dell’economia: rispetto al 2007 in discesa la spesa per alimenti (-408 euro pro capite), abbigliamento (-92 euro) e trasporti (-765 euro). Una tendenza al ribasso dovuta all’invecchiamento della popolazione, ad una maggiore diffusione dei pasti fuori casa e al cambiamento dei modelli di mobilità. In crescita, invece, i settori legati al tempo libero, alla cultura e alle comunicazioni (+361 euro) e alla sanità (+112 euro).
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