23 giugno 2021

I cyber-riscatti? Detraibili dalle tasse

Oltre alla necessità di riprendere quanto prima l’attività, le aziende americane vittime di cyber-attacchi cedono più facilmente ai ricatti, visto che le cifre possono essere dedotte dalle tasse. L’agenzia federale chiede di cambiare la norma con urgenza

Autore: Redazione Fiscal Focus
Poche settimane fa, la “JBS”, la più grande società al mondo nella lavorazione della carne, ha ammesso di aver subito un attacco da parte di un gruppo hacker che, secondo l’FBI, agisce direttamente dalla Russia. Il ransomware, particolarmente potente, ha mandato in tilt la rete dei computer aziendali, costringendo la società a pagare un riscatto di 11 milioni di dollari per poter riprendere l’attività.

È il secondo attacco eclatante dopo quello subito alla “Colonial”, la rete degli oleodotti che distribuisce gas e petrolio a buona parte dell’East Coast americana, costretta anch’essa a mettere mano al portafoglio sborsando 4,4 milioni di dollari per non lasciare un nugolo di Stati e di megalopoli come New York, Boston, Philadelphia e Washinton all’asciutto chissà per quanto tempo.

Ma piegare la testa e pagare è esattamente ciò che i federali dell’FBI sconsigliano vivamente di fare, un po’ come per il blocco dei beni applicato in Italia nei casi di sequestri di persona. Ma come sempre, è più facile a dirsi che a farsi, perché i giorni di blocco di intere aree produttive necessari per eliminare i virus e ripristinare i sistemi, spesso finiscono per costare molto di più dello stesso riscatto. Senza contare una curiosa norma dell’IRS (International Revue Service), l’agenzia dei tributi americana, che sembra fatta apposta per favorire i cybercriminali e di certo non aiuta ad arginare il fenomeno: per il fisco americano, il riscatto è una spesa totalmente detraibile dalle tasse.

È così da decenni, addirittura da quando gente come Dillinger alleggeriva le banche, costrette a pagare per evitare stragi di clienti che avrebbero nociuto all’immagine stessa dell’istituto. Così, per fare di necessità virtù, si decise che il disavanzo di furti e rapine potesse essere defalcato a fine anno. Di fatto, i cyber attacchi sono l’equivalente di una rapina, forse un po’ meno cruenta ma comunque dagli effetti devastanti.

Ma l’FBI non ci sta, e Christopher Wray, ottavo direttore del Federal Bureau of Investigation, nei giorni scorsi si è presentato davanti al Congresso per chiedere di modificare la norma spiegando che pagare significa mettere su il gusto del denaro facile al palato dei criminali di tutto il mondo, e in più non avere alcuna certezza che una volta sborsato il denaro sarà possibile tornare alla normalità. Meglio ancora, il direttore è riuscito a spiegare il punto di vista dell’FBI attraverso i numeri: nel 2015, appena sei anni fa, l’ammontare dei riscatti pagati ai cybercriminali si “limitava” a 325 milioni di dollari, ma quattro anni dopo era già arrivato a superare gli 11,5 miliardi, sempre di dollari.
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