Forse è appena meno preoccupante di quella ambientale, ma la “desertificazione bancaria” è comunque un fenomeno di rarefazione di sportelli e filiali che può avere ripercussioni pesanti sulla vita di milioni di persone, costrette a pesanti disagi per accedere ai servizi della banca a cui hanno scelto di affidare i propri risparmi.
In cinque anni, il nostro Paese ha visto svanire nel nulla il 20% degli sportelli bancari, significa 5.000 in meno su un totale che prima arrivava a quota 25mila. Dato accompagnato da un altro perfino peggiore: una riduzione dei dipendenti del 6%, passati da 278 a un totale di 262mila.
Sono alcuni dei numeri riportai nel report voluto dall’Ufficio Studi & Ricerche della Fisac Cgil, che ha confermato l’avanzare del processo di desertificazione anche nel 2023, con un la perdita di un altro 3,9% di sportelli rispetto all’anno precedente, e la “scomparsa” di altri 2.256 dipendenti, ovvero un ulteriore 0,5%.
Dei 20.161 sportelli presenti lo scorso anno, il 54% (10.787) facevano capo ai grandi istituti di credito, mentre le banche di credito cooperativo e quelle popolari si attestavano al 20%, ovvero 4.091 nel primo caso, 653 nel secondo. La presenza di sportelli bancari si concentrava in massima parte al nord, con una disponibilità concentrata fra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, tre regioni che da sole raggiungevano il 57% del dato nazionale, lasciando la resto d’Italia un modesto 22%.
“Anche nel corso del 2023 abbiamo registrato una diminuzione dell'occupazione e delle filiali bancarie, specie nelle aree più fragili del Paese. Questo processo deve avere una fine, il sistema bancario deve ritrovare e perseguire la sua funzione a sostegno dell'economia – ha commentato Susy Esposito, segretaria generale della Fisac Cgil - per farlo e per accompagnare e gestire i processi di trasformazione tecnologica, che investono il sistema del credito come l'utenza, pronta a rivolgersi a canali di finanziamento non bancari, l'insediamento fisico e le competenze concrete, non ‘algoritmiche’, delle lavoratrici e dei lavoratori diventano ogni giorno più cruciali”.
Secondo i risultati di un’altra ricerca, questa volta realizzata dall’Osservatorio della Fondazione Fiba di Fist Cisl, il fenomeno si traduce in 3.300 comuni (il 41,5% del totale), rimasti senza nemmeno una filiale aperta, lasciando di fatto nei pasticci 4 milioni e 373mila italiani, 362mila in più rispetto al 2022. Per altri 6 milioni di italiani, al contrario, la speranza si affida alla presenza residua di un solo sportello bancario, ma con il timore di entrare a breve nelle percentuali di coloro che per andare in banca devono programmare un viaggio.
Le chiusure, per di più, non colpiscono l’Italia in modo omogeneo, con picchi raggiunti in alcune regioni come Marche (-6,7%), Abruzzo e Lombardia (-5,1%), Sicilia (-5%) e Calabria (-4, 2%).
A tutto questo si aggiunge l’ennesimo report, realizzato da “Unimpresa”, secondo cui nel 2014 gli sportelli bancari erano 30.740, le banche 664 e i loro dipendenti 303.595. “La cura dimagrante del settore bancario italiano si spiega con la sola esigenza degli istituti di credito di ridurre i costi operativi per incrementare i margini di profitto, con buona pace della ridotta presenza sul territorio che è una minaccia fortissima per la sicurezza tanto delle famiglie quanto delle imprese – conferma il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora - le banche sono un presidio di legalità e rappresentano un pilastro per la nostra economia. Il settore è un servizio pubblico essenziale e mi chiedo se, da questo punto di vista, non sia opportuna una diversa supervisione sia da parte della politica sia da parte delle autorità di vigilanza”.
Per contro, specificano le ricerche, il fenomeno della desertificazione bancaria non è neanche accompagnato da un uso massiccio dell’internet banking, che segna il passo fermandosi al livello di “modesta diffusione”: lo usa regolarmente il 51,5 degli utenti, contro una media UE del 63,9%.