Dal 9 gennaio, finalmente, entrano in vigore le nuove norme SEPA dell'UE, che modificano le direttive sui pagamenti, facilitando l’accesso dei consumatori al bonifico istantaneo, finora penalizzato da costi extra decisi dalle banche, che in molti casi potevano arrivare a due euro.
Ma l’Europa, sulla strada di un mercato unico dei pagamenti, ha voluto fare di più: oltre a essere obbligati a ricevere i bonifici immediati, gli istituti bancari dovranno addirittura offrire spontaneamente il servizio per facilitarne l’espansione anche sui canali telefonici e online.
Fra pochi giorni, in pratica, un bonifico immediato (meno di 10 secondi) potrà essere disposto a qualsiasi ora, sette giorni su sette e 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, al contrario di uno ordinario, limitato ad alcune ore dei giorni feriali. Un modo per consentire l’utilizzo per fare acquisti nei negozi e permettere alle imprese di disporre subito del denaro. In prospettiva, l’obiettivo è che i bonifici istantanei possano limitare ancora di più l’uso di contante e assegni, favorendo la concorrenza con app e carte di pagamento. Sarà possibile ricorrere ai bonifici istantanei anche per tasse statali e comunali e per i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione, eventualità assai utile se ci si ricorda all’ultimo momento di dover pagare qualcosa in scadenza.
Una direttiva che nasce anche grazie alle più recenti indagini della BCE, secondo cui nella zona euro quasi un pagamento su due (48%) è effettuato con carta o app. Una quota che scende in Italia (38%), dove Unimpresa, che ha rielaborato i dati di Bankitalia, ha visto il 2024 chiudersi con transazioni per bonifici bancari per 8 mila miliardi di euro (+5%), con più di 2 milioni di operazioni. Vent’anni fa, una forma di pagamento che si limitava a 1.388 miliardi di euro con 1,1 milioni di operazioni.
Eppure, in Italia l’incessante avanzata dei pagamenti elettronici non ha affatto eliminato il contante, passaggio su cui prospera l’economia sommersa, che finisce per eludere il fisco: sempre Bankitalia, in un’indagine recente, spiegava che nel 2023 gli italiani avevano prelevato agli sportelli bancomat un miliardo di euro al giorno, addirittura un +2% sui 350 prelevati l’anno precedente. Non a caso, il nostro Paese si piazza al penultimo posto nell’area euro per l’uso di strumenti di pagamento diversi dal contante, con una media di 200 operazioni pro capite eseguite con carte di credito, bonifici e assegni.
Secondo Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, la novità è “un passo avanti fondamentale per l'efficienza del sistema economico italiano, in quanto accelera i pagamenti e rende più fluide le transazioni commerciali, agevolando imprese e cittadini”. Ma per evitare che il passaggio crei confusione e anomalie nei costi dei servizi, o ribaltamenti di commissioni bancarie, sarebbe preferibile che le autorità di vigilanza, in particolare l'Antitrust e la Banca d'Italia, monitorassero con attenzione l'operato degli istituti di credito: la velocità dei pagamenti deve tradursi in benefici concreti per tutto il sistema economico, senza oneri aggiuntivi che rischiano di vanificare i vantaggi della riforma.
Volendo essere pignoli, oltre al tema della trasparenza (su cui le banche sono sempre un po’ recalcitranti), restano nell’aria alcuni dubbi legati alle truffe: in questo genere di operazioni, per cui sono sufficienti pochi secondi, manca un arco di tempo di sospensione (definito nel gergo bancario cooling period) che permette di verificare la congruenza tra IBAN e beneficiario. Nei casi in cui si renda necessaria la restituzione della somma inviata, anche di fronte all’evidenza dell’intento fraudolento, diventa obbligatorio il consenso di chi ha ricevuto il bonifico. Per ovviare al problema, non è escluso che le banche siano costrette a implementare i propri sistemi di sicurezza fissando un tetto massimo ai bonifici istantanei, limitando i possibili ed eventuali danni legati a trasferimenti di denaro errati e ancor di più ai casi di frode.