6 dicembre 2024

Il 70% di giovani under 35 che ha acquistato una casa ha avuto il supporto del “welfare familiare”

È una forma molto italiana di supporto intergenerazionale confermata da una ricerca su 1.600 nuclei familiari che hanno casa di proprietà grazie a donazioni, anticipi sull’eredità o prestiti

Autore: Germano Longo
Non c’è niente da fare: il primo, vero sistema di welfare italiano è la famiglia. La pensione dei nonni e lo stipendio di mamma e papà sono spesso un salvagente per i giovani, una generazione che alla faccia dei “bamboccioni” - come li aveva incautamente definiti l’ex ministro Padoa-Schioppa nel 2009 – fatica ad entrare nel mondo del lavoro ed è costretta a spostare in avanti le tappe della vita, quelle che arrivano soltanto raggiungendo l’agognata indipendenza economica.

Ma la famiglia, il welfare “de doantri”, c’è anche dopo, quando ‘il bimbo o la bimba’ devono mettere su casa. Anzi, su questo aspetto arrivano i dati del report annuale del “Centro Internazionale Studi Famiglia”, realizzato attraverso un’indagine di “Eumetra” su un campione di 1.600 famiglie italiane. Per capire la portata e la copertura dell’italianissimo sistema di solidarietà generazionale, è sufficiente sapere che il 52% delle famiglie italiane ha ammesso che non avrebbe una casa di proprietà senza l’apporto parziale o totale di mamma, papà, sovente con l’aggiunta di nonno e nonna. E la percentuale sale addirittura al 70% tra i giovani under 35. Il tutto, spiega il report, nasce per analizzare le tante sfaccettature dell’abitazione di proprietà delle famiglie italiane, spesso resa possibile attraverso donazioni, eredità o trasferimento di beni immobili.

Su un 79,6% di famiglie che vivono in immobili di proprietà, il 25,9% sono riuscite ad acquistarla senza accendere alcun mutuo, al contrario del 46,4% che ha dovuto ricorrere al prestito bancario, seguito da un 21,6% che l’ha ricevuta in eredità.

Restano fuori dal calcolo il 16% che vive in affitto e un residuale 4,4% che vive in altre condizioni, non meglio precisate.

Secondo il “Family Report” pubblicato da “Cisf” (Centro Internazionale Studi Famiglia), più della metà di quanti hanno acquistato un immobile sono riusciti grazie al sostegno della cerchia familiare, che per il 52,9% è stata una “donazione”, per il 21,3% “un anticipo sull’eredità” e per il 19,3% un “prestito”.

“Il supporto familiare - aggiunge il direttore del Cisf, Francesco Belletti - varia significativamente con l’età, riflettendo diverse fasi del ciclo di vita. La casa è davvero un veicolo di solidarietà intergenerazionale, tramite il quale il risparmio di oggi dei genitori diventa investimento sul domani dei figli”.

Ma come accennato prima, il welfare che batte bandiera italiana non si ferma al “mattone”, certezza e al tempo stesso tormentone per decine di generazioni, ma prosegue incessante nel supporto economico, perché mantenere casa e famiglie, oggigiorno, non è esattamente una passeggiata di salute. Nel 30% dei casi, risulta che i budget familiari non sono sufficienti a coprire tutte le voci di spesa, costringendo le famiglie a ricorrere al solito salvagente “sangue del mio sangue”: nel 27,4% dei casi, il ricorso a mamma e papà si limitato a poche volte, ma per un 4,4% capita, spesso e volentieri.

E se il calcolo passa invece alla qualità complessiva dell’abitare, le criticità salgono a dismisura, con un indice complessivo di vulnerabilità o insoddisfazione abitativa che colpisce più di un terzo delle famiglie, con il 36,5% concentrato su single e nuclei monogenitoriali.

Per finire con il 40,1% di chi vive in affitto ma si dice deciso ad acquistare un’abitazione, a fronte di un 44,9% non interessato, principalmente perché la spesa risulta troppo elevata.

“La casa è un diritto riconosciuto universalmente, ma di difficile realizzazione - aggiunge ancora Belletti - la trasmissione familiare del bene immobile è l’unica forma di trasferimento intergenerazionale che di fatto compensa il mancato investimento sui più giovani nella nostra società”.

“Ma il sostegno della famiglia non deve diventare un alibi per le politiche pubbliche - conclude il direttore Cisf – visto che sei giovani su dieci – il 63,3% – vivono ancora in casa dei genitori”.

Secondo l’Istat, una condizione “di stallo” che tocca da vicino 6,5 milioni di ragazzi tra i 18 e i 34 anni, con 2,5 milioni occupati, 1,3 in cerca di lavoro e altri 2,5 milioni ancora impegnati negli studi.
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