28 gennaio 2025

In Italia servono 69 buste paga per acquistare una casa: il divario tra stipendi e prezzi immobiliari aumenta

Autore: Angela Taverna
Per acquistare una casa in Italia servono, in media, 69 buste paga, pari a circa sei anni di stipendio. Tuttavia, il divario tra il potere d’acquisto e i prezzi del mercato immobiliare continua a crescere, creando un gap significativo che rende l’accesso alla proprietà sempre più difficile.

Uno studio del Sole 24 Ore ha evidenziato le crescenti difficoltà per i giovani, che non solo faticano a investire nel mattone – ormai appannaggio di pochi – ma spesso non riescono nemmeno ad acquistare una prima casa. Anche quando ci sono le possibilità economiche, le banche richiedono garanzie sempre più stringenti. In questo contesto, i genitori rappresentano spesso un appiglio fondamentale, poiché contribuiscono con anticipo di capitale, garanzie fideiussorie o coperture finanziarie, senza le quali molti giovani non potrebbero accedere ai mutui.

La situazione risulta ancora più critica per i lavoratori autonomi con partita IVA, spesso considerati meno affidabili dalle banche per via della variabilità dei loro redditi. Questo li costringe a dover dimostrare una solidità economica maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti, aumentando ulteriormente le barriere per l’acquisto di un’abitazione.

Il divario tra salari e prezzi immobiliari - Un altro fattore cruciale è la disparità tra l’aumento dei prezzi delle abitazioni e la crescita delle retribuzioni. A livello nazionale, i prezzi al metro quadro sono cresciuti del 7,3%, mentre le retribuzioni medie sono aumentate solo del 6%. Questo squilibrio si traduce in un crescente divario tra potere d’acquisto e costo delle case, con una pressione maggiore nei grandi centri urbani.

Un esempio emblematico è Roma, dove servono 13,7 annualità di stipendio per acquistare un’abitazione, pari a 165 mensilità. Seguono Venezia (159 mensilità), Firenze (151), Napoli (140), Rimini (135) e Milano (130). È importante sottolineare che questi dati sono puramente indicativi e calcolati in base agli stipendi medi percepiti in ciascuna città. L’utilizzo di queste misure (stipendi e annualità) serve solo per offrire un’idea del peso economico, ma è evidente che non è possibile destinare l’intero stipendio all’acquisto di una casa. Infatti, il rapporto rata-reddito imposto dalle banche limita ulteriormente la capacità di spesa.

Grandi città e province a confronto - Il fenomeno è particolarmente polarizzato. Da un lato, in 13 città italiane, l’aumento della quotazione degli immobili ha dilatato di 6 mensilità gli stipendi necessari per l’acquisto di una casa. Tra queste città, oltre alle già citate, si trovano Como, Ferrara e Verona. Dall’altro lato, esistono 55 città dove l’acquisto di una casa è diventato più accessibile. Un esempio emblematico è Rieti, dove i prezzi immobiliari sono diminuiti del 4,3% negli ultimi cinque anni, mentre i salari medi sono aumentati del 16%. Un caso simile si registra in città di medie dimensioni come Pordenone, dove una maggiore stabilità del mercato immobiliare si traduce in un costo più sostenibile per le famiglie.

L’impatto del gap generazionale - La crescente difficoltà nell’acquisto di una casa sta contribuendo ad ampliare il divario generazionale. Le nuove generazioni, a differenza di quelle precedenti devono fare i conti con un potere d’acquisto impoverito e percorsi lavorativi spesso frammentati. La casa, che un tempo era vista come un obiettivo raggiungibile, è oggi diventata un traguardo lontano, soprattutto per chi non può contare su aiuti familiari.

In conclusione, sebbene l’indice annualità/mensilità sia un dato utile per comprendere il peso economico dell’acquisto di una casa, resta un valore puramente indicativo. Le disparità tra città e regioni italiane continuano a rendere l’accesso alla proprietà immobiliare un obiettivo complesso, con un peso maggiore per i giovani, i lavoratori autonomi e chi vive in grandi città.
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