È il destino del Regno Unito, essere sempre e comunque citato con un “caso” a parte. Lo era stato dopo il cervellotico via libera del 19 luglio scorso voluto da Boris Johnson, malgrado il parere contrario dei più grandi esperti sanitari del Paese.
E lo è di nuovo, almeno all’apparenza, per una nuova stranezza: dopo l’aumento improvviso e violentissimo dei contagi, il numero di nuovi casi continua a calare, con una media altrettanto decisa di 15mila casi in meno a settimana, anche se a fronte di un aumento dei decessi, saliti a 445 nell’ultima settimana. In crescita anche i ricoveri, con più di 5.000 presenze, che hanno costretto la “NHS”, la sanità nazionale, a scrivere al governo per dichiarare che la pressione sugli ospedali è molto simile a quella dello scorso gennaio.
Ma è indubbio che qualcosa di strano al di là della Manica sta accadendo, e non è più un caso: succede ormai da più di una settimana, e gli esperti faticano a spiegare il mistero. Rowland Kao, epidemiologo dell’Università di Edimburgo, è convinto che l’effetto sia dovuto ad una serie di concause, combinate con le alte temperature registrate in questi giorni in Gran Bretagna. Ma avverte: “Si tratta di un calo molto netto, simile a quello che si registra durante i lockdown, che tuttavia potrebbe essere temporaneo. Dobbiamo ancora vedere l’impatto delle riaperture, in particolare dei locali notturni: qualche risposta in più l’avremo nel prossimo weekend”. Anche Downing Street, sommersa dalle critiche internazionali, sceglie la cautela: “I dati sono incoraggianti, ma non siamo ancora usciti dal tunnel”.
Qualche dato che spieghi il fenomeno c’è: ad esempio il calo pari al 10% del numero quotidiano di tamponi, coinciso con la fine della scuola, che significa meno convivenze, feste e incontri fra genitori, e con la conclusione di “Euro 2020”, con gli stadi diventati un’occasione d’oro per il virus. Per finire con l’avvicinarsi dell’immunità di gregge grazie all’88,1% della popolazione adulta vaccinata con almeno una dose e il 70,5% con entrambe. Secondo l’Office of National Statistics, fra guariti e vaccinati ormai il 90% della popolazione adulta avrebbe sviluppato gli anticorpi. Ma è altrettanto vero che il virus continua a cambiare tattica, perché di sparire non ha alcuna voglia.
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