Ormai anche Elon Musk ha imparato la lezione: si guadagna più con i razzi che con le auto. “SpaceX”, la sua compagnia aerospaziale, è cresciuta in Borsa alimentata dai successi delle missioni. Ma come sempre nella finanza, le regole non sono universali: lo dimostra in queste ore il caso anomalo della “Virgin Galactic”.
Dal pieno successo del volo di domenica scorsa di Richard Branson, primo turista spaziale della storia, era lecito aspettarsi una risposta entusiasta del mercato azionario. Ma non è andata così.
Lunedì, alla riapertura delle trattative, la compagnia ha registrato un calo del 17,3% dopo l’annuncio di aver messo in vendita un pacchetto di azioni comuni per 500 milioni di dollari raggiunto con l’intervento di Credit Suisse, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Così, dai 49,20 dollari di venerdì, due giorni prima del volo, le quotazioni al Nasdaq sono scese fino a toccare i 37,76 dollari di lunedì, il giorno successivo.
Nulla che turbi la holding di mister Branson, saldamente ancorata ad un +59,12% segnato da inizio anno, ma certo una delusione che si spiega dallo scarso gradimento degli azionisti verso l’annuncio di una possibile più ampia divisione dell’utile. In pratica, in tanti hanno preferito capitalizzare i guadagni e sedersi alla finestra aspettando i prossimi passi di Virgin Galactic, che ha promesso di lanciare il turismo spaziale entro il prossimo anno, dopo altri due lanci di test. Una notizia che scatenato l’entusiasmo di 600 aspiranti turisti dello spazio, con altrettanti biglietti prenotati ad un costo di 250mila euro cadauno. Tanti, ma un numero irrisorio che svela almeno due indizi: primo, che servirà ancora tempo perché la visita nello spazio entri nelle possibilità vacanziere del mondo intero, secondo, che i prezzi devono scendere o a volare fra le stelle saranno solo i magnati, che sono tanti, ma molti meno della gente comune.
Per questo, la speranza della Virgin era di raccogliere denaro fresco attraverso una nuova offerta di titoli, necessaria per finanziare “le spese in conto capitale per realizzare impianti, sviluppare la flotta e pianificare miglioramenti infrastrutturali”. Ma non tutto quello che vola diventa oro.
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