22 marzo 2024

Il piano “Banda Ultralarga – Aree bianche” in forte ritardo

A dirlo è la Corte dei Conti, secondo cui malgrado la scadenza ormai prossima, in 8,4 milioni di abitazioni italiane mancano ancora collegamenti Internet veloci

Autore: Germano Longo
Il 3 aprile 2019, ancora prima del periodo triste e buio della pandemia, la Commissione UE approvava in via definitiva quello che allora era stato definito il “grande progetto nazionale banda ultralarga – aree bianche”, per l’occasione accompagnato da un investimento pari a 941 milioni di euro. Un lavoro ciclopico che per l’Italia significava portare i collegamenti alla Banda Ultralarga al 25% del Paese ancora ostaggio di connessioni lentissime, pari o spesso addirittura inferiori di 30Mbps. L’obiettivo, “ridurre il gap infrastrutturale e di mercato, favorendo lo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili”.

In pratica, 12 miliardi del Pnrr finiscono sul conto della transizione digitale: 6,7 sono destinati alle reti ultraveloci, come richiesto da Bruxelles, secondo cui tutte le famiglie dovranno beneficiare di una connettività in Bul al Gigabit entro il 2030. Ma l’Italia, non contenta, aveva alzato addirittura l’asticella fisando al 2026 l’anno in cui l’intero territorio nazionale per una volta avrebbe potuto dirsi unito, anche se attraverso i gigabyte. Una tabella di marcia fin troppo ottimistica che difficilmente sarà mantenuta entro le date e i tempi previsti.

Ed è un peccato, perché nel tempo continuano a susseguirsi ricerche e report secondo cui l’accesso alla fibra e alla banda ultra larga, oltre che fondamentale per l’inclusione, rappresenta un potente volano per l’economia. Lo ha detto a chiare lettere uno studio di “The European House – Ambrosetti” ed “Eolo”, ipotizzando che se tutte le province italiane potessero contare sulla stessa connettività stabile e veloce della provincia di Milano, il Pil crescerebbe del 3,5% e la produttività media per lavoratore salirebbe di 203 euro annui.

Tornando al piano, il diverso colore delle aree nasce dalla suddivisione creata dalla Commissione UE per distinguere le coperture: con quelle “nere” si indicano zone in cui almeno due operatori investono o hanno intenzione di investire, quelle “grigie” possono invece contare su un solo operatore e il “bianco” è il colore assegnato alle zone dimenticate, dove nessun operatore investe o ha intenzione di farlo.

Ma il piano, scandito nei minimi dei dettagli, secondo una freschissima analisi del Collegio di controllo concomitante della Corte dei Conti avrebbe ormai accumulato un “sensibile ritardo”, rimandando ancora il diritto alla connettività per milioni di abitazioni in tutt’Italia.

Il piano, controllato dal Mimit e finanziato con fondi Fesr e Fears, tocca da vicino il presente e soprattutto il futuro di 7.413 comuni, più precisamente 6,3 milioni di unità immobiliari a tecnologica Fiber to the Home (FTTH), 2,1 milioni a tecnologia Fiber Wireless Acess (FwA) e quasi 30mila tra sedi della PA e zone industriali.

Alla fine dello scorso 2023, rivela la Corte, “la copertura Ftth toccava circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del totale) e 18.616 fra sedi PA e aree industriali (62%), più 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e oltre 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%). Meno positivi i dati che riguardano gli investimenti di rete Fwa che, tuttavia necessitano di un calcolo diverso per via della più complessa architettura del sistema. I ritardi registrati hanno fatto scattare le penali che, alla fine dello scorso anno ammontavano a 54,6 milioni di euro: una cifra che ha provocato come conseguenza “una riduzione dei margini per ricorrere a ulteriori iniziative su alcuni lotti, anche in virtù dell’attuale assetto contrattuale”.

“In caso di disallineamento tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024) - conclude la magistratura contabile investendo il Mimit della responsabilità - andranno definiti i necessari interventi correttivi anche sul fronte scarsità di manodopera specializzata e adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura di lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti”.
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