“Allora, in nome di Dio, ce lo riprenderemo”, gridava Robin Hood, leggendario eroe popolare britannico (secondo diversi studi realmente esistito) che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Un nobile principio ispiratore che la “Robinhood Financial”, società finanziaria della Silicon Valley che produce l’omonima app attraverso cui è possibile investire in società pubbliche e fondi negoziati senza pagare una commissione, aveva fatto proprio lanciando l’idea di “democratizzare” la finanza, trasformandola in un’opportunità di cui tutti avrebbero potuto godere i frutti, finendo però per far perdere ingenti somme alla propria clientela.
Una vicenda che si è conclusa nelle scorse ore, quando la società di brokeraggio online, lanciata nel 2014 e capace di attirare milioni di investitori in tutto il mondo, ha accettato di pagare 70 milioni di dollari al termine di un’indagine della “Financial Industrial Regulatory Authority” che l’ha accusata di aver ingannato i clienti fornendo informazioni “false o fuorvianti” e approvando senza alcuna supervisione compravendite rischiose e volatili, spesso non idonee al profilo stesso del cliente. È, di fatto, la più grande sanzione di sempre mai emessa dai regolatori di Wall Street.
Le sanzioni della FINRA, nel dettaglio 57 milioni di dollari di multa più altri 12,6 milioni di risarcimento a migliaia di clienti danneggiati, si concentrano su diverse interruzioni del sistema che hanno colpito la piattaforma, così come una causa intentata dalla famiglia di un trader morto suicida l'anno scorso.
“La multa, la più alta mai imposta dalla FINRA, riflette la portata e la gravità delle violazioni di Robinhood”, ha commentato Jessica Hopper, capo dipartimento della FINRA.
La società non ha ammesso né negato le accuse: attraverso una nota ha dichiarato di aver lavorato duramente per migliorare la stabilità della piattaforma, il supporto clienti e i team legali. “Siamo lieti di lasciarci alle spalle questa vicenda e non vediamo l'ora di continuare a concentrarci sui nostri clienti e sulla democratizzazione della finanza per tutti”, ha detto un portavoce.
Secondo la FINRA, “malgrado la missione demistificare la finanza”, l’indagine avrebbe scoperto che la startup ha “negligentemente comunicato informazioni false e fuorvianti” relative a questioni critiche dal settembre 2016 in poi. L’inchiesta segnala diverse anomalie sulle possibilità dei clienti di effettuare operazioni consapevoli, ma la FINRA ha dato soprattutto peso al caso di Alexander Kearns, il trader ventenne morto suicida nel giugno 2020 dopo aver visto un saldo negativo di 730.000 dollari nel suo conto ed essersi convinto che fosse la somma di denaro che doveva. La tragedia ha acceso i riflettori sulle carenze del servizio offerto ai clienti dalla startup, mentre i dirigenti si dichiaravano “devastati” dalla morte di Kearns, imponendo da allora una serie di miglioramenti nel trading. Ma nel corso dell’indagine, la FINRA ha scoperto che migliaia di altri clienti hanno subito più perdite per un ammontare che supera i 7 milioni di dollari a causa delle informazioni errate fornite da Robinhood.
In particolare, i regolatori americani affermano che la società ha fatto affidamento su algoritmi che “troppo spesso” hanno approvato le operazioni della clientela sulla base di “informazioni incoerenti o illogiche”. A questo si aggiunge una serie di interruzioni e guasti del sistema avvenuti tra il 2018 e la fine del 2020, compreso uno all’inizio di marzo 2020 costato alla clientela decine di migliaia di dollari.
Non è la prima volta che l’azienda accetta di transare con le autorità: nel 2019, la Robinhood aveva pagato 1,5 milioni di dollari per non aver intrapreso misure adeguate a garantire i prezzi migliori sugli ordini dei clienti. E lo scorso dicembre, dalle casse della società erano usciti altri 65 milioni di dollari per risolvere i reclami sulle comunicazioni relative ai pagamenti per il flusso degli ordini.
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