Il 2023 sarà sicuramente ricordato come l’anno della diffusione massiva dell’Intelligenza Artificiale e l’accelerazione del processo di digitalizzazione ha visto numerosi interventi del Garante per la Privacy.
In particolare, lo scorso anno è stato interessato da una serie di interventi centrati sulle grandi questioni legate alla tutela dei diritti fondamentali delle persone nel mondo digitale, si tratta di implicazioni etiche della tecnologia, l’Intelligenza Artificiale generativa, le grandi piattaforme e la tutela dei minori, i sistemi di age verification, i big data e le problematiche poste dagli algoritmi.
Sotto la lente dell’Autorità anche le regole per difendere i dati personali dal webscraping, che consiste sostanzialmente nella tecnica informatica di estrarre i dati da un sito web senza avere la certezza che quest’ultimi siano corretti.
Se il Garante è potuto intervenire su molti sistemi di intelligenza artificiale – si legge nella Relazione annuale 2023 presentata alla Camera il 3 luglio 2024 – è perché la disciplina di protezione dei dati regola (e continuerà a farlo anche dopo l’AI Act) il fulcro dell’Intelligenza Artificiale: il trattamento di dati personali funzionale a processi decisionali automatizzati e all’addestramento dell’algoritmo.
Con l’obiettivo di impedire che le nostre vite diventino “alimento per gli algoritmi” ha assunto particolare importanza il provvedimento sul webscraping.
I limiti del webscraping sono stati sottolineati anche rispetto alla riforma fiscale. Non molto tempo fa, infatti, si valutava la possibilità di utilizzare il data scraping per “avere un’idea” della vita professionale del contribuente e del suo tenore di vita basandosi semplicemente sulle foto e sui video pubblicati dallo stesso sui Social Network in uso.
Ricorrere all’Intelligenza Artificiale significa anche pretendere requisiti stringenti di affidabilità ed esattezza dei dati utilizzati per la profilazione del contribuente. Se addestrato su dati anche solo parzialmente inesatti, infatti, l’algoritmo restituirà risultati in proporzione errati, con distorsioni che dalla base informativa si propagano lungo tutto l’arco della decisione algoritmica.
È stato decisamente chiarito, dunque, che basare le procedure accertative su informazioni “rastrellate” dal web – come tali in larga misura inesatte – è, infatti, estremamente rischioso, potendo avere effetti fortemente distorsivi sulla corretta rappresentazione della capacità fiscale dei contribuenti. Anche in questo ambito, le garanzie di protezione dei dati rappresentano presupposti di efficacia dell’azione di contrasto dell’evasione fiscale.
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