Sarà anche la prima scia positiva lasciata dal passaggio della cometa Azzurra guidata da Roberto Mancini, ma nel mondo non si è mai bevuto tanto Prosecco come quest’anno.
L’aumento delle esportazioni per il 2021 marcia spedito sul 17% in più rispetto all’anno precedente, percentuale che tradotto significa 120 milioni di bottiglie imballate e spedite in tutto il mondo, a cominciare dagli Stati Uniti (+17%), seguiti da Germania (+29%) e Francia (+21%), a fronte di un calo del 9% di quelle normalmente inviate agli inglesi, non perché ancora offesi dagli schiaffoni di Wembley, ma per via di procedure doganali e aumento dei costi di trasporto, figli degeneri della Brexit.
Una realtà raccontata da un’analisi della Coldiretti basata sui dati Istat del primo quadrimestre dell’anno, che nel settore vinicolo vede svettare il vino spumante prodotto in nove provincie di due regioni del nord-est, Veneto e Friuli Venezia-Giulia. Un successo che oltre a celebrare i due anni dal riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco, lo trasforma nel “vino più esportato al mondo”, seguito a distanza di sicurezza dal “Canva” e addirittura dall’altezzoso “Champagne” francese. In realtà, racconta sempre Coldiretti, i lividi della sconfitta calcistica si fanno sentire dal Regno Unito con un crollo verticale delle vendite di pasta, vini e formaggi (-25%), accompagnate da migliaia disdette di prenotazioni alberghiere.
Ma la marcia incessante del Prosecco, ovviamente, scatena anche la corsa alla contraffazione, contro cui i consorzi di tutela dello spumante italiano si battono senza risparmiare energie. Oltre alla battaglia con il tristissimo “Prosek” croato, che segue diversi bislacchi tentativi di imitazione dai nomi ridicoli (Fressecco, Semisecco, Consecco, Whitesecco e Crisecco, solo per citarne alcuni), uno degli esempi più recenti è l’APM, una sorta di bancomat che distribuisce calici di Prosecco comparso sulle strade di Londra lo scorso anno da un’idea di una catena di enoteche inglesi.
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